TensioniPechino accusa il neopresidente Lai: «Porta Taiwan verso la guerra»
SDA
24.5.2024 - 19:57
La Cina continua a stringere d'assedio Taiwan con manovre militari che nel secondo giorno si sono fatte ancora più aggressive, per cielo e per mare, fino a spingersi oltre le acque limitate dell'isola.
24.05.2024, 19:57
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Il linguaggio di Pechino è stato altrettanto duro, ad evocare un'escalation dall'esito imprevedibile: è il neopresidente filo-occidentale William Lai a spingere Taipei verso la «guerra», ed è per questo che il Dragone si riserva di reagire fino alla «completa riunificazione della patria».
«L'operazione punitiva» della Cina contro Taiwan, lanciata tre giorni dopo l'insediamento di Lai, considerato un «pericoloso separatista», ha segnato un salto di qualità rispetto al recente passato.
Lo ha detto chiaramente il comando dell'Esercito popolare, parlando di un test sulle proprie capacità di «prendere il potere, di effettuare attacchi congiunti, nonché di controllare i territori chiave» dell'isola.
«Non resistere alla riunificazione con la forza»
L'operazione Joint Sword, che ha mobilitato forze di terra, aviazione e marina, solo nella giornata di venerdì ha fatto volare 62 caccia, 47 dei quali hanno attraversato la linea mediana dello Stretto di Taiwan: il maggior numero rilevato in 24 ore quest'anno, ha fatto sapere il ministero della Difesa di Taipei. Oltre agli aerei, sono state identificate 27 navi da guerra e della guardia costiera cinesi. La TV di Stato ha dato risalto alle manovre.
Secondo l'emittente CCTV, gli ufficiali della marina cinese hanno invitato i loro omologhi taiwanesi a «non resistere alla riunificazione con la forza», mentre grafici delle forze armate mostravano una pioggia di missili cadere su obiettivi chiave dell'isola, con il messaggio «tagliare i vasi sanguigni dell'indipendenza».
Il regime ha spiegato il motivo dell'imponenza di queste esercitazioni. «Da quando è entrato in carica, il leader della regione di Taiwan ha messo seriamente in discussione il principio di una sola Cina, che spinge i nostri compatrioti di Taiwan in una pericolosa situazione di guerra e pericolo», ha affermato un portavoce del ministero degli Esteri, riferendosi al presidente Lai.
E avvertendo che questo «si chiama giocare con il fuoco e chi gioca con il fuoco si brucerà sicuramente». In concreto, «ogni volta che il movimento che sostiene l'indipendenza di Taiwan ci provoca, andremo un po' oltre con le nostre contromisure, fino a quando non sarà raggiunta la completa riunificazione della madrepatria».
Lai chiede di porre fine alle «intimidazioni militari»
L'ex medico perfezionatosi ad Harvard, nel suo giuramento di lunedì scorso a Taipei, ha citato 31 volte la parola democrazia. Invitando Pechino a lavorare insieme per «mantenere pace e stabilità», si è impegnato per il mantenimento dello status quo (e quindi a non dichiarare l'indipendenza), ma allo stesso tempo ha chiesto alla controparte di porre fine alle «intimidazioni politiche e militari».
Quando poi sono scattate le maxi-manovre militari cinesi, Lai ha assicurato che Taiwan avrebbe difeso «i valori della libertà e della democrazia» e che lui stesso sarebbe rimasto «in prima linea».
Il nuovo leader dell'isola, forte di uno status di economia avanzata (è il primo fornitore mondiale di microchip), spera anche di continuare a contare sull'ambiguità strategica degli Stati Uniti. Che finora hanno riconosciuto il principio dell'unica Cina, pur continuando a sostenere (anche militarmente) Taiwan.
Pechino, proprio dopo la visita dell'allora speaker della Camera Usa Nancy Pelosi a Taiwan, nell'agosto del 2022, rispose con manovre militari di avvertimento di grande portata. Due anni dopo, ecco la nuova prova di forza del Dragone. Che secondo diversi analisti potrebbe essere replicata a breve. Per ottenere la riunificazione a tutti i costi.