Crisi Per la Grecia resta una settimana di sorveglianza speciale

SDA

13.8.2022 - 16:34

Il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis qualche tempo fa a Bruxelles.
Il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis qualche tempo fa a Bruxelles.
Keystone

Ancora una settimana soltanto e la Grecia sarà fuori dall'incubo della drammatica crisi economica che dal 2009 ha cambiato la storia dell'Europa intera.

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Dopo i programmi di salvataggio – fatti di stipendi dimezzati, tagli alle pensioni e alla spesa medica, aumenti dell'Iva e delle imposte indirette -, i referendum e le proteste di piazza, negli ultimi quattro anni Atene è riuscita a reggersi sulle proprie gambe. E ora anche l'ultima conferma è arrivata: sarà di sabato, il 20 agosto, che il Paese uscirà dalla 'libertà vigilata' Ue. L'ultimo passo di un percorso lacrime e sangue per la sua popolazione, che nel giro di un decennio ha restituito un'economia risanata ma anche lezioni da imparare per l'intera Unione.

Con una missiva inviata al ministro delle Finanze greco, Christos Staikouras, i commissari europei responsabili dell'Economia, Paolo Gentiloni e Valdis Dombrovskis, hanno certificato la decisione già annunciata all'Eurogruppo dello scorso 16 giugno: Atene può uscire dal regime di sorveglianza speciale dei suoi conti pubblici – mantenuto anche dopo l'accordo che nel 2018 ha messo la parola 'fine' sulla crisi – e tornare al normale ciclo di monitoraggio del semestre europeo.

Questo perché ora la resilienza della sua economia «è notevolmente migliorata» e «i rischi di ricadute sull'Eurozona sono notevolmente diminuiti». Una scommessa vinta che, però – era stata l'autocritica di Gentiloni – non significa che «non siano stati fatti errori» da cui imparare nella gestione della crisi.

A non poter dimenticare il fardello delle misure draconiane sono i cittadini greci, arrivati alla fine del processo di aggiustamento con un reddito alleggerito del 25%. Dalla fiducia tradita, con lo scandalo dei dati falsati per coprire le voragini nel bilancio nazionale sull'orlo del fallimento, la Grecia è stata assistita con tre programmi di aiuto consecutivi.

In totale, i 19 Paesi dell'Eurozona hanno sborsato oltre 240 miliardi di euro attraverso prestiti bilaterali all'inizio, e il fondo salva-Stati (Mes) poi, per il più costoso intervento economico internazionale mai varato a favore di un singolo Paese. Durissime però le riforme previste dalla Troika Ue-Bce-Fmi.

A raccontarle, una dopo l'altra, le immagini della vita di tutti i giorni di un decennio intero: edifici dismessi ovunque nelle vie del centro di Atene, lunghe code fuori dalle mense gestite dalla chiesa greca e dalle associazioni di assistenza, serrande abbassate di negozi falliti, prezzi di alimentari, benzina e gasolio per il riscaldamento a livelli record, con la gente che è ritornata nei boschi a far legna per i camini. Tutta benzina sul fuoco di un malcontento contro Bruxelles che negli anni si è riversato nelle piazze, facendo paventare anche il rischio di una 'Grexit'.

Oggi il Paese, riportato dal baratro del 2009 (quando presentava un deficit del 15% e una crescita del -4,3%) a un quadro decisamente più nella media (con un deficit intorno al 5,5% e una crescita per il 2022 stimata al 4%, pur con un debito ancora record del 189,3%), nella valutazione di Bruxelles ha rispettato «la maggior parte degli impegni politici assunti» e «messo in atto un'agenda di riforme efficace», anche a fronte del Covid e della guerra in Ucraina. Dal canto suo, Atene assicura di voler continuare su questa strada, attuazione del Pnrr compresa, mostrando al mondo la sua «credibilità».

Dopo un decennio di programmi di aiuto non semplici anche per Irlanda, Spagna e Portogallo e con lo spettro della recessione dietro l'angolo e livelli di debito inediti oltre il 100% per ben più di un Paese, anche l'Eurozona è però chiamata a riflettere. E il confronto sulla riforma delle regole Ue sui conti pubblici, destinato a entrare nel vivo in autunno, sarà decisivo.