Votazioni In Polonia si ferma l'onda sovranista, Bruxelles esulta

SDA

16.10.2023 - 20:32

Le conseguenze della vittoria - sebbene il suo partito non sia arrivato primo - di Donald Tusk non si fermano al contesto comunitario.
Le conseguenze della vittoria - sebbene il suo partito non sia arrivato primo - di Donald Tusk non si fermano al contesto comunitario.
Keystone

Il sorriso silente di Ursula von der Leyen, quello mostrato a tutti, in Plenaria, di Manfred Weber. E quello di una maggioranza fatta da Popolari, Socialisti e Liberali, pronta ora a rilanciarsi.

Il voto in Polonia, se i risultati finali confermeranno l'impossibilità del partito polacco Pis di formare un governo, è destinato ad avere effetti nel breve e nel medio periodo a Bruxelles e rallenta nettamente la cavalcata delle destre nel Vecchio Continente. Ma le conseguenze della vittoria – sebbene il suo partito non sia arrivato primo – di Donald Tusk non si fermano al contesto comunitario.

I Conservatori e Riformisti, presieduti da Giorgia Meloni, potrebbero uscire ridimensionati dal voto. E la presidente del Consiglio, con Mateusz Morawiecki non più al governo, nei prossimi mesi potrebbe trovarsi di fronte a un bivio: avvicinarsi al Ppe, e quindi alla maggioranza, o restare al fianco dell'alleato polacco.

Non saranno scelte semplici, per Meloni. Morawiecki e il suo Pis erano e restano uno dei principali ostacoli ad un'alleanza post-elettorale tra Fratelli d'Italia (Fdi) e il centro-destra. Nessuno, nel Ppe, avrebbe accettato un dialogo con il principale nemico di Tusk. E ora che il premier polacco è uscito di fatto sconfitto dalle elezioni, il potere negoziale del Gruppo dei conservatori e dei riformisti (Ecr), e quindi di Fdi, è destinato a calare sensibilmente.

«Chissà cosa succederà adesso nella politica italiana e in Ecr», è la riflessione di un dirigente del Ppe che non nasconde come la maggioranza Ursula esca dalle elezioni a Varsavia di certo più solida. Una maggioranza Ursula che, con l'aggiunta dei Verdi, potrebbe governare la Polonia fra qualche settimana.

Anche i Liberali hanno esultato

Non a caso ad esultare sono stati anche i Liberali, mentre i Socialdemocratici, con la dem Alessandra Moretti, hanno chiosato: «Ha vinto l'alleanza europeista». A gioire è stato perfino un vicepresidente della Commissione, Maros Sefcovic (membro, ironia della sorte, degli slovacchi dello Smer appena sospesi dal Partito dei socialisti europei, Pse), secondo il quale il risultato del voto polacco «è una grande notizia.

Un Paese così importante torna al centro delle politiche europee». Parole che non sono passate inosservate, innescando l'ira di Fdi. «Le sue dichiarazioni sono gravissime», ha tuonato il capodelegazione di Carlo Fidanza. A difesa del Pis non si è invece mossa la Lega, sostanzialmente silente di fronte alla sconfitta di Morawiecki, considerato scomodo per alcune sue posizioni soprattutto dal punto dei vista dei diritti anche tra i sovranisti di Id. Posizioni che, nel ragionamento di diversi eurodeputati di Id, non hanno mai aiutato il dialogo con Ecr.

Ci vorrà tempo per la formazione del nuovo Governo

La formazione del nuovo governo polacco richiederà del tempo. Il nuovo premier potrebbe fare il suo esordio in Ue al Consiglio europeo di dicembre. Ma la portata della svolta è vastissima: dalle politiche ambientali a quelle sullo Stato di diritto, la Varsavia di Tusk «è tornata in Europa», ha sottolineato Weber. E probabilmente otterrà anche i finanziamenti del Recovery, da mesi congelati per il meccanismo di condizionalità.

L'asse di Visegrad, inevitabilmente, esce ammaccato. Viktor Orban non ha ancora proferito parola a riguardo. Ma la frenata del Pis, se associata a quella di Vox a luglio, nelle speranze dei partiti europeisti potrebbe creare un effetto domino. E c'è chi, come Renew, guarda con interesse anche alla performance del partito Terza Via, che sarà decisivo per il nuovo governo. «Le elezioni si vincono al centro», ha sottolineato il leader di Italia Viva Matteo Renzi.