Giustizia La procura di New York incrimina la Trump Organization e il suo capo finanziario

SDA

1.7.2021 - 20:47

La Trump Tower di New York: proprio in questo Stato è stata presentata la prima incriminazione per la Trump Organization.
La Trump Tower di New York: proprio in questo Stato è stata presentata la prima incriminazione per la Trump Organization.
Keystone

Il procuratore distrettuale di Manhattan Cyrus Vance ha formalizzato accuse di reati fiscali sulla Trump Organization, contestando «un ampio e audace schema di pagamenti» e incriminando il direttore finanziario Allen Weisselberg, che si e' dichiarato «non colpevole».

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Si tratta della prima incriminazione per l'impero di Donald Trump, che finora era riuscito a schivare ogni procedimento penale e civile, oltre a due procedure di impeachment.P er ora nessun coinvolgimento diretto di Trump o dei suoi famigliari.

Nel mirino, in particolare, il pagamento da parte del gruppo a Weisselberg di una serie di benefit in contanti senza il pagamento delle tasse, tra cui costose rette scolastiche per il figlio, auto e appartamenti in leasing, per un valore stimato in centinaia di migliaia di dollari.

In caso di colpevolezza, il dirigente finanziario potrebbe anche andare in carcere, mentre la Trump Organization, che controlla hotel, resort, golf club e immobili in tutto il mondo, rischia multe e altre sanzioni, oltre ad un danno di immagine che potrebbe minare i suoi rapporti con banche e partner d'affari.

Rabbiosa risposta di Trump

Per l'ex presidente, su cui incombono gli sviluppi di questa ed altre inchieste, si tratta di un brutto colpo, che potrebbe compromettere le sue ambizioni di restare sulla scena politica mantenendo il controllo del partito repubblicano e ricandidandosi forse alle presidenziali nel 2024.

«No comment» per ora da parte della Casa Bianca.

Rabbiosa invece la reazione di Trump, secondo cui si tratta della «continuazione della più grande caccia alle streghe», di una inchiesta «politicamente motivata» perseguita da procuratori democratici. «Non è giustizia ma politica», ha contrattaccato anche la Trump organization, sostenendo che «Weisselberg è usato come una pedina nel tentativo di fare terra bruciata intorno all'ex presidente per danneggiarlo».

«Il procuratore sta perseguendo una indagine penale legata a benefit accordati a dipendenti che né il fisco né alcun altro procuratore si sognerebbero di perseguire», accusa la holding.

Trump rimarrà coinvolto?

Il sospetto è che la procura intenda usare le accuse per fare pressione sul dirigente finanziario e indurlo a cooperare, voltando le spalle al tycoon. «Questo è solo il loro primo colpo», ha denunciato il suo avvocato, Ronald Fischetti, lasciando intendere che gli inquirenti vogliono cucinare Trump a fuoco lento.

Nel caso fosse coinvolto direttamente, sarebbe il primo ex presidente della storia americana ad essere incriminato in un'inchiesta penale. Se l'indagine invece si dovesse fermare qui, sarebbe un po' come la montagna che partorisce il topolino e rischierebbe di corroborare i sospetti che si tratti di un'inchiesta politica.

L'inchiesta, iniziata nel 2019, mirava infatti ad accertare se il gruppo abbia gonfiato i valori degli attivi per ottenere prestiti più consistenti e, nello stesso tempo, abbia sottostimato gli asset nelle dichiarazioni fiscali per ridurre le tasse.

Tra le ipotesi ventilate finora frodi bancarie, assicurative e fiscali, nonché la falsificazione di documenti aziendali. Reati su cui indaga anche la procuratrice di New York Letitia James, pure lei democratica.

Altre indagini in corso su Trump

Sulla testa di Trump, e sul suo futuro politico, pesa inoltre la spada di Damocle di altre indagini: dalle pressioni per ribaltare il voto in Georgia all'assalto del Congresso, su cui ora indagherà una commissione della Camera nominata dalla speaker Nancy Pelosi, che ha incluso la deputata Liz Cheney, bestia nera del tycoon.

Ma intanto l'ex presidente incassa una vittoria: la sentenza con cui la Corte suprema ha confermato le restrizioni al voto di uno dei tanti Stati repubblicani, quello dell'Arizona.

Una decisione che Joe Biden ha definito «pericolosa» nonché un «attacco ai diritti di voto delle minoranze».