Guerra in Ucraina «Putin non vuole fermarsi», ma Zelensky vede spiragli

SDA

12.3.2022 - 20:52

In questo fermo immagine dal video fornito dall'ufficio stampa presidenziale ucraino e pubblicato su Facebook, il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy si ferma mentre parla a Kiev, in Ucraina, giovedì 10 marzo 2022 (foto d'archivio).
In questo fermo immagine dal video fornito dall'ufficio stampa presidenziale ucraino e pubblicato su Facebook, il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy si ferma mentre parla a Kiev, in Ucraina, giovedì 10 marzo 2022 (foto d'archivio).
KEYSTONE/Ukrainian Presidential Press Office via AP

La Russia mostra un «approccio fondamentalmente diverso» che fa sperare nell'apertura di un dialogo. Qualcosa che non era mai avvenuto «negli ultimi due anni».

12.3.2022 - 20:52

Solo 24 ore dopo aver parlato di «progressi zero» nelle trattative con Mosca, smentendo le dichiarazioni possibiliste di Vladimir Putin, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky apre uno spiraglio su una possibile soluzione negoziata del conflitto.

Le tragiche vicende delle ultime settimane sconsigliano però ogni illusione, come si affretta a chiarire il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba. Ma un altro segnale arriva da Mosca, con l'annuncio che i colloqui tra le due parti continuano in videoconferenza, dopo i tre incontri in presenza tenuti in Bielorussia.

In un'altra giornata di segnali contrastanti, a smorzare gli entusiasmi è una nota dell'Eliseo, dopo un nuovo colloquio telefonico a tre fra il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il capo del Cremlino.

Putin «non ha dato alcun segnale della volontà di sospendere la guerra», hanno osservato fonti della presidenza francese, riconoscendo solo che ha abbassato qualche tono, rinunciando ad esempio a parlare dell'esigenza di denazificare l'Ucraina.

Un timido segnale di speranza?

Da Berlino il portavoce di Scholz afferma che lui e Macron hanno chiesto la fine del conflitto, aggiungendo che «su altri contenuti del colloquio è stato concordato il silenzio». Un po' poco per parlare di svolta. Ma proprio questo riserbo, nell'assoluta mancanza di altri indizi, potrebbe essere visto come un timido segnale di speranza.

Zelensky ha detto di sperare nella «positiva influenza» che sulla Russia potrebbe avere Israele, che con Mosca intrattiene ottimi rapporti. Il presidente ucraino punterebbe su negoziati da tenersi a Gerusalemme.

In precedenza però il Jerusalem Post aveva parlato di un presunto invito rivolto dal premier Naftali Bennett a Zelensky ad arrendersi, una circostanza smentita sia da Israele sia dall'Ucraina.

È impossibile dire su quali elementi concreti si basi Zelensky quando parla di un atteggiamento più disponibile di Putin. Soprattutto mentre il ministro degli Esteri Kuleba afferma che il nemico continua ad avanzare richieste «inaccettabili» per Kiev.

«Noi – ha aggiunto il capo della diplomazia – non scenderemo a compromessi su nessuno dei temi esistenziali che riguardano l'Ucraina».

Un cambio dei toni

Quello che il presidente ucraino ha sottolineato in un incontro con i giornalisti stranieri a Kiev è per ora il cambiamento di tono di Putin. «All'inizio c'erano ultimatum che arrivavano da Mosca, adesso hanno cominciato a parlare di qualcosa», ha sottolineato Zelensky, dicendosi «contento di questi segnali».

Nei colloqui fin qui avuti tra le delegazioni russa e ucraina si è parlato soprattutto di tregue locali per garantire i corridoi umanitari per l'evacuazione dei civili.

Nel rendere nota la prosecuzione dei contatti in videoconferenza, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha detto che sui dettagli preferisce per il momento «evitare qualsiasi commento».

Ma secondo Zelensky proprio da un cessate il fuoco che permetta di portare soccorso ai civili dovrebbe passare la strada per «dare inizio alla fine della guerra».

Dalla Russia arriva intanto un duro monito anche sulla possibile adesione della Finlandia e della Svezia alla Nato. «È ovvio che la loro adesione all'Alleanza, che è in primo luogo un'organizzazione militare, comporterebbe conseguenze politiche e militari che richiederebbero la necessità di rivedere le relazioni con questi Paesi e adottare misure di ritorsione», ha affermato un dirigente del ministero degli Esteri di Mosca, Sergei Belyayev.

SDA