ConflittiPutin: «Zelensky disonora gli ebrei. Controffensiva? Kiev non ha chance»
SDA
16.6.2023 - 21:13
«La controffensiva ucraina non ha alcuna chance di successo». La Russia non sarà quindi sconfitta sul campo, e nemmeno dalle sanzioni occidentali, perché «sarà sempre parte dell'economia mondiale».
Keystone-SDA
16.06.2023, 21:13
16.06.2023, 21:15
SDA
Vladimir Putin sceglie il Forum economico internazionale di San Pietroburgo come palcoscenico per rilanciare la sfida al mondo intero, prima con un intervento di un'ora e poi con una sessione di domande e risposte di altre due ore che vede coinvolto anche il presidente algerino Abdelmajid Tebboun, rappresentante di un Paese alleato chiave nel Mediterraneo e di quella parte di mondo che rifiuta di schierarsi con l'Occidente nello scontro in atto.
Controffensiva? «Nessun risultato per Kiev»
La fase più buia per l'economia, afferma il presidente russo, è stata il secondo trimestre del 2022, ma da allora c'è stata una ripresa che oggi porta a prevedere una crescita del Pil tra l'1,5% e il 2% nel 2023 con un'inflazione al 2,9%. Meglio dei Paesi dell'Eurozona.
E per quanto riguarda il campo di battaglia, Putin non mostra dubbi: la controffensiva di Kiev non sta portando ad alcun risultato, e non potrà continuare a lungo viste le perdite di uomini e mezzi: già 186 carri armati, compresi i Leopard forniti dalla Nato, e 418 mezzi blindati, compresi gli americani Bradley.
E se i Paesi occidentali decideranno di fornire anche i jet F-16, richiesti a gran voce dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, «bruceranno anch'essi».
L'omaggio a Silvio Berlusconi
Davanti alla platea Putin dedica un nuovo commosso ricordo a Silvio Berlusconi, che nei giorni scorsi aveva definito «un vero amico», chiedendo un minuto di silenzio in sua memoria.
Il Cavaliere era «un leader di livello mondiale», lo omaggia ancora il presidente russo, mettendo in particolare l'accento sui suoi sforzi per fare avvicinare la Russia e la Nato.
«Zelensky un disonore per il popolo ebreo»
Ma destinato a far discutere è un nuovo attacco a Zelensky, che Putin definisce «non un ebreo ma un disonore per il popolo ebraico», almeno stando a quanto avrebbero detto al leader russo alcuni suoi «amici ebrei».
Lo spunto è fornito da una richiesta di chiarire come la Russia possa parlare di «denazificazione» dell'Ucraina, guidata appunto da un presidente ebreo. Putin risponde che si aspettava questa domanda e per questo ha preparato alcuni video che fa proiettare sugli ebrei sterminati durante la Seconda guerra mondiale in Ucraina (un milione e mezzo, precisa) «prima di tutto per mano dei Banderiti».
Cioè seguaci del nazionalista Stepan Bandera, alleatosi con Hitler contro l'Unione Sovietica, la cui figura ha visto una rivalutazione negli ultimi anni in funzione anti-russa. Bandera e i suoi seguaci oggi sono «gli eroi dell'Ucraina», coloro che «le autorità ucraine oggi proteggono, e noi abbiamo l'obbligo di combattere questo», dice Putin.
«Ora la Russia ha più armi nucleari della Nato»
Il presidente torna poi a sottolineare i pericoli di una escalation, affermando che la Nato «viene trascinata nella guerra».
E poi non esclude una ripresa del dialogo con gli Stati Uniti, ma con un avvertimento: «Ora la Russia ha più armi nucleari della Nato, e loro vorrebbero ridurle, ma niente da fare!», ammonisce, annunciando che le prime testate atomiche tattiche sono già state trasferite in Bielorussia e il resto arriverà entro la fine dell'anno.
«I cambiamenti mondiali in tutte le sfere non sono temporanei, ma profondi e irreversibili», si dice sicuro lo zar. Cambiamenti non solo militari, ma negli equilibri economici.
Le transazioni con la Cina, per esempio, avvengono già per l'80% non più in dollari ma in rubli e yuan, sottolinea. Mentre al suo fianco il presidente algerino lo saluta come «un amico di tutta l'umanità, un amico di tutti i Paesi del mondo».
Putin, che oggi ha incontrato anche il presidente degli Emirati arabi uniti, Mohammed bin Zayed al Nahyan, riceve sabato quello sudafricano Cyril Ramaphosa con una delegazione di altri capi di Stato africani. Anche loro intendono parlare di pace, ma soprattutto ribadire che non vogliono tagliare i rapporti con Mosca.