Conflitto La tregua nel Nagorno-Karabakh pare ormai un'illusione

ATS

17.10.2020 - 18:11

Bombardamento armeno a Ganja, Azerbaijan
Bombardamento armeno a Ganja, Azerbaijan
Source: KEYSTONE/AP/Can Erok

La tregua nel Nagorno-Karabakh pare ormai un'illusione. I colpi incrociati tra Armenia ed Azerbaigian continuano infatti come prima, se non peggio di prima. A volare, oltre alle accuse, sono i missili e i proiettili di artiglieria.

E a farne le spese iniziano a essere i civili, non solo i militari. Nella notte tra venerdì e sabato, stando alla denuncia di Baku, un razzo armeno ha colpito un'area residenziale di Ganja, la seconda città azera, provocando la morte di almeno 13 civili e oltre 50 feriti. Un attacco che il presidente azero Ilham Aliyev ha definito «un crimine di guerra».

«L'Azerbaigian – ha tuonato nell'ennesimo discorso alla nazione – vendicherà sul campo di battaglia le vittime di Ganja. Questa vicenda mostra ancora una volta la natura fascista della leadership armena: non è la prima volta infatti che le nostre città si trovano sotto il fuoco nemico».

Erevan, come da prassi, ha smentito l'attacco e, per bocca della portavoce del ministero della Difesa armeno, Shushan Stepanyan, ha invece incolpato l'Azerbaigian del bombardamento nella notte della capitale dell'autoproclamata repubblica del Nagorno-Karabakh, Stepanakert. Anche qui a farne le spese sarebbero stati dei civili.

Rimpallo di responsabilità

Il rimpallo di responsabilità – per l'inosservanza del cessate il fuco negoziato grazie alla Russia, ma non solo – ormai è continuo. L'Armenia, ha detto il portavoce del primo ministro armeno Mane Gevorgyan, ha ad esempio inviato i suoi rappresentanti militari a Mosca per un incontro con gli omologhi del ministero della Difesa azero per discutere il meccanismo di controllo del cessate il fuoco.

Tuttavia Baku avrebbe rifiutato di fare lo stesso. «Erevan suppone che la Turchia non permetta ai rappresentanti delle forze armate azere di andare Mosca», ha insinuato Gevorgyan. Nel mentre gli scontri continuano, di pari passo al ping-pong di accuse e smentite. Ecco allora che Baku avrebbe abbattuto un jet armeno (ma gli armeni negano). Erevan invece avrebbe fatto fuori quattro droni azeri (e gli azeri negano).

Insomma, stabilire cosa sta accadendo realmente sul campo si fa sempre più difficile. Il balletto dei numeri è incessante. L'ufficio del procuratore generale dell'Azerbaigian ha riferito che dalla ripresa delle ostilità, lo scorso 27 settembre, sono morti 60 civili azeri e ben 270 sono stati feriti. I darti dei caduti militari invece sono segreti.

Secondo l'Armenia, i morti sarebbero oltre 6mila. Un numero strabiliante, specie se paragonato ai 633 soldati ufficialmente caduti tra le fila dell'esercito della repubblica del Nagorno-Karabakh.

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