Guerra in Medio Oriente Raid su Jabalya, colpita una scuola piena di rifugiati

SDA

18.11.2023 - 21:52

Nel campo profughi di Jabalya vi sarebbero molte vittime in seguito a un bombardamento israeliano. (foto d'archivio)
Nel campo profughi di Jabalya vi sarebbero molte vittime in seguito a un bombardamento israeliano. (foto d'archivio)
Keystone/AP/HATEM MOUSSA

Il campo profughi di Jabalya, nel nord della Striscia di Gaza, di nuovo nel mirino delle forze israeliane. Il bilancio dei raid delle ultime ore sarebbe, secondo Hamas, di oltre 80 vittime e numerosi feriti. 

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Almeno 50 persone sarebbero rimaste uccise all'alba, quando è stata colpita la scuola dell'Onu ‹al Fakhura› che serviva di riparo ai profughi. Mentre altri 32 palestinesi, «tra cui 19 bambini e tutti membri della stessa famiglia», avrebbero perso la vita dentro una casa centrata dal fuoco israeliano.

Intanto più a sud, a Gaza City, in centinaia sono usciti dall'ospedale di al Shifa per incamminarsi a piedi verso la parte meridionale della enclave palestinese, lungo un corridoio protetto indicato dall'Idf. Una iniziativa, ha spiegato l'esercito israeliano, chiesta dalla stessa direzione dell'ospedale in cui sarebbero rimasti a questo punto solo i pazienti più gravi e il personale medico.

Il portavoce militare ha negato di aver imposto l'evacuazione della struttura, stretta da giorni nella morsa dei soldati in cerca degli ostaggi e del Centro di comando di Hamas. L'esercito ha anche reso noto di aver rifornito l'ospedale di 6000 litri di acqua e di oltre 2300 chili di cibo. Le truppe di Israele si stano intanto muovendo anche attorno ad altri due ospedali nel nord della Stricia: l'al-Ahli (Ma'amadani) e l'Indonesia Hospital.

A Jabalya comando e centro di controllo della Brigata nord di Gaza di Hamas

Le ragioni dei nuovi raid sul campo di Jabalya, già duramente colpito nelle scorse settimane, le ha spiegate ancora il portavoce militare israeliano, che ha ricordato come nella zona «ci sono il comando e il centro di controllo della Brigata nord di Gaza di Hamas». Lì – ha aggiunto – «c'è una delle più significative roccaforti del terrore, con quattro battaglioni operativi».

Nell'area, ha proseguito, i soldati «hanno affrontato terroristi che operano intenzionalmente da aree civili e hanno tentato di attaccare le truppe utilizzando missili anticarro e ordigni esplosivi». «Durante gli scontri – ha spiegato – sono stati uccisi numerosi terroristi».

Anche a Zeitoun – sempre nel nord di Gaza – il portavoce ha specificato che i soldati hanno operato «contro il battaglione 'Zaytun', uno dei principali di Hamas». E all'interno di una scuola sarebbero state trovate «grandi quantità di armi ed equipaggiamento militare». L'azione israeliana si espande però anche verso il sud della Stiscia.

Secondo la tv israeliana i due capi di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar e Mohammed Def, sono ora nascosti nell'area di Khan Younis, città che nelle ultime ore sarebbe stata a sua volta colpita da un nuovo raid che avrebbe ucciso almeno 26 persone.

Proteste del mondo arabo e delle organizzazioni dell'Onu

L'attacco a Jabalya ha provocato le proteste del mondo arabo e soprattutto delle organizzazioni dell'Onu. Il capo dell'Unrwa, l'agenzia che si occupa dei rifugiati palestinesi, ha condannato l'operazione parlando di «immagini e filmati terrificanti di decine di persone uccise e ferite». «Questi attacchi – ha denunciato – non possono diventare un fatto comune, devono cessare. Un cessate il fuoco umanitario non può più aspettare».

L'Egitto ha parlato di «un crimine di guerra» e di una «una nuova flagrante violazione che si aggiunge alla serie di altre violazioni israeliane contro i civili nella Striscia di Gaza». Anche la Giordania ha denunciato «l'odioso crimine e una flagrante violazione della legge internazionale».

Il presidente americano, Joe Biden, ha affermato di avere «il cuore spezzato dalle immagini che arrivano da Gaza sulla morte di migliaia di civili, compresi bambini», ribadendo l'appello perché Israele rinunci a uno «sgombero forzato» della Striscia o a una sua occupazione. Mentre il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ammesso di dissentire con l'inquilino della Casa Bianca sull'ipotesi di una gestione del futuro di Gaza in mano all'Autorità nazionale palestinese.

Intanto un parziale sollievo nella Striscia è arrivato dall'ingresso di altri aiuti umanitari e anche del carburante che ha consentito la riattivazione della rete telefonica cellulare crollata per 24 ore per mancanza di energia.

Resta altissima, infine, la tensione anche in Cisgiordania, dove cinque palestinesi sono stati uccisi, e altri sette feriti, in un'operazione dell'esercito nel campo profughi di Balata, vicino Nablus. Tra i cinque – secondo l'esercito – anche «Muhammad Zahed, un prominente terrorista di Nablus».