UcrainaRimosso il generale Dvornikov, Mosca avanza nel Lugansk
SDA
3.6.2022 - 21:12
La Russia ha ottenuto «alcuni risultati nella sua operazione militare speciale in Ucraina» e continuerà «fino al raggiungimento di tutti gli obiettivi». Allo scoccare del centesimo giorno di guerra, il Cremlino avverte che sarà ancora lunga.
Keystone-SDA
03.06.2022, 21:12
03.06.2022, 21:24
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Perché se la caduta del Lugansk, secondo gli 007 britannici, potrebbe avvenire entro due settimane, per l'altra gamba della conquista del Donbass, l'oblast di Donetsk, la battaglia si annuncia ben più lunga; e nel frattempo, malgrado la potenza di fuoco, la direzione delle operazioni di Mosca appare ancora una volta incerta.
A meno di due mesi dalla nomina, il generale Alexander Dvornikov non sarebbe più al comando delle forze impegnate in Ucraina. Stando all'ong investigativa russa Conflict Intelligence Team (Cit), sarebbe stato sostituito con il generale Gennady Zhidko, ex comandante del distretto militare orientale e fedelissimo del presidente russo Vladimir Putin, che lo aveva voluto viceministro della Difesa per gli affari politici.
Un'uscita di scena repentina, quella di Dvornikov, che, aveva sottolineato il New York Times, già da un paio di settimane non appare in pubblico. Ma la rimozione del 'macellaio siriano', come era stato soprannominato per le azioni nel brutale conflitto in Medio Oriente, potrebbe essere legata a un «processo di rotazione» dei vertici operativi.
Per esempio, «come quello visto in Siria», sottolineano gli analisti del Cit, dato che non risulta al momento un'insoddisfazione per la sua gestione tra i comandi a Mosca, dove ancora una volta per le vie ufficiali regna però il silenzio.
Lugansk: il 90% in mani russe
L'offensiva nel Lugansk avanza intanto inesorabile. L'analisi dell'intelligence di Londra stima che oltre il 90% della regione sia ormai nelle mani delle forze russe, che nelle prossime due settimane ne assumeranno probabilmente il controllo totale. Ma questo «successo tattico», sottolineano gli 007, è costato cara in termini di risorse – 31 mila sono i soldati di Mosca rimasti uccisi, secondo Kiev – e di posizionamento, con le truppe passate sulla difensiva su altri fronti, da Kharkiv a Zaporizhzhia.
A Severodonetsk le ultime sacche della resistenza ucraina continuano a combattere ma sono state nuovamente colpite con il supporto dell'aviazione nelle aree residenziali, dove restano circa 12 mila civili, tra cui gli 800 stimati nei bunker della fabbrica chimica Azot. Nel mirino resta anche Lysychansk, l'unico altro grande centro urbano del Lugansk, ancora controllato dalle truppe di Kiev al prezzo della distruzione del 60% degli edifici e delle infrastrutture e dell'evacuazione dell'80% dei 100 mila abitanti.
Un'avanzata ammessa anche dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che nel suo bilancio per i 100 giorni dall'invasione ha rilanciato però un messaggio di fiducia, puntando sulle nuove forniture di armi occidentali, a partire dai lanciarazzi multipli Himars degli Usa. «La vittoria – ha detto – sarà nostra».
Morto un volontario francese
Sul terreno gli scontri continuano a seminare morte. Un «volontario francese» che combatteva al fianco delle forze di Kiev è rimasto ucciso «da tiri di artiglieria» nella regione di Kharkiv. Nell'area di Severodonetsk sono invece stati leggermente feriti due reporter della Reuters che viaggiavano su un convoglio di giornalisti organizzato dalle milizie filorusse, il fotografo Alexander Ermochenko e il cameraman Pavel Klimov.
Il loro autista, anch'egli membro dei separatisti, ha invece perso la vita in un attacco che fonti di Mosca hanno attribuito agli ucraini.
Pesantissimo resta anche il bilancio della distruzione. Le vittime civili sono migliaia – 4'169 quelle confermate dall'Onu, secondo cui la stima è però ampiamente al ribasso. In cento giorni, l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha verificato 269 attacchi a strutture e servizi sanitari. E almeno 370 sono i siti di interesse culturale distrutti, calcola Kiev. Una guerra che dopo tutta questa devastazione, ha osservato amaro il coordinatore Onu per la crisi ucraina, Amin Awad, «non avrà vincitori».