Vento di guerra? La tensione fra Venezuela e Guyana sale rapidamente

SDA

7.12.2023 - 20:15

Un uomo trasporta porta una cartina del Venezuela con annesso il territorio dell'Esequibo nei giardini del parlamento di Caracas.
Un uomo trasporta porta una cartina del Venezuela con annesso il territorio dell'Esequibo nei giardini del parlamento di Caracas.
Keystone

La tensione fra il Venezuela e la Guyana si avvita rapidamente, agitando venti di guerra.

7.12.2023 - 20:15

L'escalation degli eventi è molto veloce: sulle minacce di Nicolas Maduro di annettere al suo Paese il piccolo ma ricco di petrolio territorio dell'Esequibo, amministrato dalla Guyana ma oggetto di una contesa che dura da oltre 120 anni, gli Stati Uniti hanno lanciato un chiaro avvertimento a Caracas, annunciando esercitazioni aeree congiunte con le forze guyanesi.

La crisi sarà affrontata in una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Mentre il Brasile, la potenza regionale, per bocca del suo presidente ha chiamato i Paesi del Mercosur, da lui riuniti d'urgenza a Rio de Janeiro, a intervenire per mediare. «Una guerra – ha avvertito Lula – è l'ultima cosa di cui il Sud America ha bisogno». Così come il resto del mondo.

Blinken: «Saldo appoggio alla sovranità della Guyana»

Il regime chavista di Maduro sembra voler tirare diritto, e, secondo segnalazioni del Brasile, sta ammassando truppe al confine, facendosi forte di un referendum tenuto domenica e contestato dalla comunità internazionale e dall'opposizione, nel quale il popolo venezuelano gli avrebbe conferito un mandato chiaro e forte rispondendo di sì a 5 quesiti, compreso uno che propone di creare uno Stato denominato Guyana Esequiba da integrare alla Federazione venezuelana.

Una proposta che secondo i dati ufficiali dell'ufficio elettorale di Caracas sarebbe stata approvata addirittura con il 95,93% di sì contro solo il 4,07% di no.

Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha rassicurato al telefono il presidente Irfaan Ali del «saldo appoggio alla sovranità della Guyana» da parte dell'amministrazione Biden.

E in seguito l'ambasciata statunitense nella capitale guyanese Georgetown ha fatto sapere che «in collaborazione con le Forza di difesa della Guyana», dove sono arrivati militari americani, «il Comando Sud statunitense condurrà manovre aeree nello spazio aereo della Guyana il 7 dicembre» come «parte di un impegno e di operazioni volte a rafforzare la partnership per la cooperazione».

Riunione a porte chiuse all'Onu

Al palazzo di vetro di New York, Il Consiglio di Sicurezza si riunirà a porte chiuse domani, in risposta a una sollecitazione del ministro degli Esteri della Guyana, Hugh Todd. Pressato dalla «grave questione che mette in pericolo la pace e la sicurezza internazionali» e costituisce una diretta minaccia alla pace e all'integrità del suo Paese.

La disputa fra i due Paesi confinanti della punta nord del continente sudamericano si è intensificata da quando la ExxonMobil nel 2015 ha annunciato la scoperta di un nuovo giacimento petrolifero nell'Esequibo: un territorio di 160.000 metri quadrati con circa 125.000 degli 800.000 abitanti della Guyana ma che comprende i due terzi del territorio dell'ex colonia britannica.

Alle prese con una crisi economica che non riesce a domare, Maduro ha di recente ripreso in mano la questione, accusando Georgetown di essere ostaggio degli Stati Uniti e delle grandi compagnie petrolifere, di non voler riconoscere un lodo risalente al 1899, e di aver sottoposto la disputa all'arbitrato della Corte internazionale di giustizia (Icj), della quale Caracas non riconosce la giurisdizione. Corte che proprio alcuni giorni fa ha ammonito Caracas a non compiere alcuna azione che possa modificare lo status quo su cui verte la disputa.

Il leader venezuelano invece vorrebbe affidarsi ad un accordo firmato a Parigi al momento dell'indipendenza della Guyana nel 1966, che poneva come metodo corretto quello del dialogo bilaterale.

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