Spagna Sanchez verso la conferma, ma resta l'incognita catalana

SDA

2.11.2023 - 19:36

C'è comunque ottimismo che l'accordo che permetterà a Sanchez di tornare al governo si farà.
C'è comunque ottimismo che l'accordo che permetterà a Sanchez di tornare al governo si farà.
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Nulla di fatto, almeno per ora. Pedro Sanchez è vicino a un nuovo mandato alla guida del governo spagnolo ma non c'è ancora l'accordo definitivo con i partiti indipendentisti catalani: al leader del Psoe manca il sì della coalizione Junts (Uniti per la Catalogna).

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Al termine di una riunione fiume – oltre sei ore chiusi in un albergo di Bruxelles – i vertici del partito di Carles Puigdemont hanno fermato le lancette dell'orologio. Nessuno parla di rottura, ma per ora prendono tempo. «Al momento non c'è accordo, ma il confronto continua», trapela in serata.

Una mossa a sorpresa, decisa all'ultimo momento, visto che i cronisti presenti riferiscono che a fianco dello studio dove si stava tenendo la riunione era stata già allestita un'altra sala, dove tenere una conferenza stampa sconvocata invece in fretta e furia. «Ci sono ancora distanze su punti essenziali nella legge dell'amnistia», fanno sapere.

Un passo falso che arriva qualche ora dopo la firma dell'intesa a Barcellona tra i socialisti e Erc (Sinistra Repubblicana di Catalogna), l'altra forza catalanista. Un accordo formale con cui il Psoe, in cambio dell'appoggio parlamentare, ha fatto importanti concessioni economiche. Prima di tutto il passaggio della gestione dei trasporti locali da Madrid alla Generalitat, l'ente regionale catalano. Quindi un generoso sconto finanziario: Madrid si impegna a cancellare il 20% del debito che la Catalogna ha con lo Stato centrale, insomma un condono pari a circa 15 miliardi di euro.

Il governo comunque copre molto bene la delusione, ostentando calma e fiducia: dice di essere convinto che Junts firmerà l'accordo, interpretando la riluttanza dell'ultimo minuto come una mossa di facciata. Un giudizio basato sul fatto – proseguono le stesse fonti – che è già stata raggiunta l'intesa con Erc e che quindi Puigdemont punta a essere l'ultimo partito a chiudere l'accordo, dimostrando così ai catalani di aver trattato sino all'ultimo.

Solo le prossime ore dimostreranno se questo ottimismo socialista ha ragion d'essere o se invece si va verso un fallimento, che comporterebbe il ritorno alle urne il 14 gennaio. Intanto la reazione del centrodestra è durissima. Vox da tempo parla di «golpe» e invoca una «mobilitazione permanente». Ma anche il Pp alza i toni: per il leader Alberto Nunez Feijòo, Sanchez non ha alcun «diritto di approvare l'amnistia» che, a suo giudizio, «metterà fine all'uguaglianza degli spagnoli e legittimerà il discorso del movimento indipendentista, che si rafforzerà per sfidare ancora una volta lo Stato». Ancora più netto l'ex premier, Jose Maria Aznar, secondo cui Sanchez «è un pericolo per la democrazia spagnola e va fermato».