ConflittiCentinaia in fuga nel nord-ovest della Siria
ATS
2.5.2019 - 19:28
Pesanti bombardamenti aerei russi e governativi siriani hanno costretto alla fuga centinaia di civili nel nord-ovest della Siria, in un'area da giorni investita da una vera e propria pioggia di fuoco nel quadro di una campagna «anti-terrorismo».
I raid aerei non hanno risparmiato campi profughi, ospedali e depositi di medicine nell'area di Idlib, di fatto controllata dalla Turchia.
Le milizie locali anti-regime e affiliate all'ala siriana di al Qaida hanno annunciato di aver lanciato razzi Grad verso la base aerea russa di Hmeimim, sulla costa mediterranea e da dove parte gran parte dei jet militari autori dei bombardamenti su Idlib e dintorni.
I razzi non hanno causato vittime né danni materiali. Mentre, secondo fonti locali, a sud di Idlib gli aerei e gli elicotteri russi e governativi hanno compiuto più di 130 bombardamenti da stamani. E da ieri hanno lanciato più di 250 barili-bomba, i tristemente noti cilindri riempiti di esplosivo e schegge metalliche. Per Mosca e Damasco si tratta di una campagna per «sradicare il terrorismo» in una regione dove sono ammassati più di tre milioni di civili.
Per le Nazioni Unite si tratta dei bombardamenti più pesanti dall'inizio del 2018. E fonti mediche locali riferiscono di diverse cliniche, ospedali da campo e dispensari medici colpiti dai bombardamenti, che hanno preso di mira campi profughi di sfollati al confine con la Turchia.
L'area più colpita è a sud di Idlib, nei distretti di Marrat Numan e Qalat al Madiq, più prossime alla linea del fronte tra forze governative e le milizie anti-regime. In questa zona i militari russi hanno torri di osservazione in corrispondenza di quelle erette dall'altro lato dalla Turchia. Le forze di Ankara sono presenti a Idlib e hanno contatti diretti con le milizie anti-regime, tra cui quelle qaidiste.
La Russia e la Turchia avevano negoziato in autunno una tregua di lunga durata nella zona di Idlib, ma questo accordo è stato più volte violato. I soldati turchi non sono stati finora colpiti dai raid aerei di Damasco e di Mosca.
Proprio dalla capitale siriana, il vice ministro degli esteri Faysal al Miqdad ha ricordato che il governo siriano «non accetta la sopravvivenza dei gruppi armati a Idlib», in riferimento a tutti i gruppi anti-regime che da anni operano nella zona.
Sul piano internazionale, domani è previsto a Ginevra un incontro tra il mediatore dell'Onu per la Siria, Geir Pedersen, e una delegazione delle opposizioni siriane in esilio, sostenute dagli Stati Uniti, dall'Unione Europea e da altri paesi filo-occidentali.
Si discuterà di come tentare di uscire dallo stallo negoziale ormai in corso da molti mesi e che non è stato sbloccato dall'ultimo incontro svoltosi in Kazakhstan tra rappresentanti russi, iraniani, turchi, dell'Onu, del governo e delle opposizioni.
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