Elezioni Spagna: duro duello tv Sanchez-Feijòo, lo scontro è sulle alleanze

SDA

11.7.2023 - 07:01

I due sfidanti (al centro) prima del dibattito.
I due sfidanti (al centro) prima del dibattito.
Keystone

«Non farò mai come lei, non governerò mai con il braccio politico dell'Eta. La Spagna dirà basta con questo governo amico degli indipendentisti, voglio una maggioranza senza estremisti», attacca Alberto Nunez Feijòo.

11.7.2023 - 07:01

E Pedro Sanchez replica secco: «La verità è che volete andare al governo con Vox, un partito contro la Costituzione, estremista di destra, machista. L'Europa è preoccupata da questa prospettiva». È il nodo delle alleanze quello che ha provocato lo scontro più acceso, nell'attesissimo duello tv tra il premier socialista e il leader del Partido popular a meno di due settimane dalle elezioni spagnole.

Un confronto intenso, senza esclusione di colpi, con scambi di accuse, ma senza insulti e senza errori clamorosi o gaffe eclatanti da parte di nessuno, tanto che dopo 100 minuti ad alta tensione, a caldo, è difficile individuare chiaramente un vincitore e un vinto. Ma anche un ipotetico pareggio avrebbe comunque un grande valore politico: com'è noto i sondaggi danno da tempo il Pp in vantaggio sul Psoe.

E questo 'faccia a faccia', alla vigilia, era visto come la grande occasione per Sanchez per colmare questo gap con un colpo di coda. E per tutto il dibattito, Sanchez è sembrato più all'attacco del suo interlocutore, deciso a giocarsi «all in», tutto in questa mano. Ha difeso con orgoglio i risultati del suo esecutivo, il suo record molto positivo sul fronte della crescita, ma anche le importanti riforme sui diritti civili. A volte lo ha fatto anche in modo eccessivo, a tratti arrogante, sarcastico, interrompendo spesso Feijòo, ignorando i moderatori.

Dal canto suo, Feijòo è stato spesso sulla difensiva, soprattutto nel blocco dedicato all'economia, e ha evitato di rispondere su Vox e le sue posizioni estremiste. «Parli con me, ci sono io qui, non Abascal», ha ripetuto più volte. Ma ha sempre mantenuto la calma. E al momento giusto ha sferrato i suoi colpi, criticando il cosiddetto 'sanchismo' e la sua disinvoltura nell'azione di governo.

Il suo momento clou è arrivato quando ha offerto a Sanchez un patto, grazie al quale chi perde decide di astenersi, in modo da permettere al partito vincitore a formare un governo. Proposta non nuova e nemmeno presa in considerazione da Sanchez. Un pareggio, si diceva. Secondo questa lettura, Sanchez non avrebbe raggiunto il suo scopo. Non a caso lo stato maggiore del Pp canta vittoria, convinto di aver superato l'ultimo vero ostacolo in vista del del 23 luglio.

Il quotidiano conservatore El Mundo è netto e titola in prima pagina: «Sanchez perde le staffe e Feijòo chiede una maggioranza contro gli estremismi». Ipotesi subito stigmatizzata proprio da Vox che su Twitter boccia la mossa di Feijòo: «La Moncloa è occupata da 5 anni da un personaggio narcisista, aggressivo e disturbato. E a quel personaggio pericoloso, Feijóo ha appena offerto l'astensione in modo che possa continuare a governare. Il signor Feijóo – scrive Santiago Abascal – offre a Sánchez un patto per evitare un patto con Vox».

Tuttavia, la partita non sembra finita: mancano ancore due settimane al voto e lo scarto tra Pp e Psoe è talmente ridotto che anche un eventuale piccolo vantaggio acquisito ieri sera dal leader socialista potrebbe avere conseguenze rilevanti. Alcuni esperti calcolano che un dibattito di questo tipo potrebbe condizionare il voto degli indecisi, ovviamente non tutti, ma circa il 6% dell'elettorato spagnolo. Una cifra apparentemente piccola, ma che potrebbe essere determinante in una sfida elettorale così in bilico.

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