Russia Spuntano i Vulkan Files, ecco la «cyberguerra di Putin»

SDA

30.3.2023 - 21:21

Una presunta fabbrica di troll putiniana è stata portata alla luce da un'inchiesta pubblicata da un consorzio di testate occidentali capitanato dal tedesco Der Spiegel, ed esteso fra gli altri all'americano Washington Post, al francese Le Monde, al britannico Guardian.

Il presidente russo Vladimir Putin in una foto del 22 marzo. 
Il presidente russo Vladimir Putin in una foto del 22 marzo. 
KEYSTONE/EPA/GAVRIIL GRIGOROV/SPUTNIK/KREMLIN POOL

30.3.2023 - 21:21

Hai fretta? blue News riassume per te:

  • Una presunta fabbrica di troll putiniana è stata portata alla luce da un'inchiesta. Si occuperebbe di generare «disinformazione», di hackeraggio d'istituzioni o aziende di nazioni ritenute ostili, nonché di sorveglianza domestica in seno al web.
  • L'indagine nasce secondo le ricostruzioni dei giornali coinvolti da un massiccio leak di migliaia di documenti relativi a un periodo compreso fra il 2016 e il 2021.
  • Fra le rivelazioni presentate come più succose, quelle ricavate da un singolo documento che mette in relazione i nerd di Vulkan con gli hacker mascherati del famigerato gruppo Sandworm.

Un ‹vulcano› nascosto in un anonimo edificio di sei piani nel cuore di Mosca in grado – pare – di eruttare micidiali operazioni di cyberguerra per conto di Vladimir Putin e dei suoi apparati contro entità «nemiche» in giro per il mondo; ma anche di contribuire a forme di controllo interno, in stile grande fratello orwelliano, sui navigatori russi del web. 

L'indagine nasce secondo le ricostruzioni dei giornali coinvolti da un massiccio leak di migliaia di documenti relativi a un periodo compreso fra il 2016 e il 2021, fatti filtrare a bella posta dalla stessa struttura in questione da gole profonde deluse – nel loro «patriottismo» – dalla conduzione negligente della guerra in Ucraina.

Ecco come opera la società

L'azienda «incriminata» si chiama NTC Vulkan. Sulla carta è una società privata di consulenza tecnologica fondata da due ex ufficiali dell'esercito russo originari (come Putin) di San Pietroburgo e ispirati a quanto pare a idee nazionaliste, tali Anton Markov e Aleksandr Irzhavski.

Ma nella realtà proiettata dai faldoni di quello che il Guardian ha già ribattezzato «Vulkan Files» fungerebbe in effetti da contractor al soldo dell'intelligence civile e militare di zar Vladimir: dall'Fsb (omologo russo dell'Fbi statunitense), all'Svr (agenzia analoga alla Cia), fino al temutissimo Gru (il controspionaggio militare russo) e alla sua branca informatica.

Contractor utilizzato per servizi di «disinformazione», di hackeraggio d'istituzioni o aziende di nazioni ritenute ostili, nonché di sorveglianza domestica in seno al web: in funzione di prevenzione di attività di dissenso organizzato o d'ipotetiche trame di «rivoluzioni colorate», incubo permanente del Cremlino.

Materiale autentico secondo i servizi segreti

Stando al Guardian, ad accreditare il materiale trapelato come verosimilmente autentico non manca l'expertise degli analisti dei «servizi segreti di 5 Paesi» dell'Occidente. Sia come sia, i file contengono copie di e-mail, circolari interne, piani, progetti, grafici, contratti e documenti contabili o di bilancio.

Carte che sembrano certificare uno stretto legame fra gli ingegneri dell'azienda diretta dall'ex capitano Markov e gli 007 russi per addestrare operativi incaricati di compier cyber attacchi, contribuire alle attività di sezioni del web a livello nazionale.

Alcune rivelazioni

Fra le rivelazioni presentate come più succose, quelle ricavate da un singolo documento che mette in relazione i nerd di Vulkan con gli hacker mascherati del famigerato gruppo Sandworm: accusato dalle autorità Usa negli anni passati di essere alle dipendenze dirette del Gru, d'aver condotto diversi attacchi sfociati in blackout informatici su vasta scala in Ucraina, di aver sabotato le Olimpiadi in Corea del Sud e di aver lanciato il super virus NotPetya, il malware forse più devastante della storia in termini d'impatto economico.

Mentre un altro file accredita alla fabbrica di Markov e compagni un ruolo nella creazione di Amezit, sistema concepito per infiltrare il web in modo da assicurarne la sorveglianza oltre che, all'occorrenza, «diffondere fake news tramite i social media».

Non solo. Vulkan sarebbe dietro pure al progetto di un sistema denominato Crystal-2V che, a leggere una delle carte trapelate, altro non sarebbe se non un piano di addestramento all'uso di metodi sofisticati tarati ad hoc per mandare in tilt sistemi computerizzati del trasporto ferroviario, aereo o marittimo: progetto che risulta indicato come «top secret».

SDA