Russia Revocata la licenza di pubblicazione al giornale d'inchiesta Novaya Gazeta

SDA

5.9.2022 - 20:00

Il Premio Nobel per la pace Dmitry Muratov, giornalista e caporedattore dell'influente quotidiano russo Novaya Gazeta parla ai media dopo un'audizione presso il tribunale distrettuale di Basmanny a Mosca, lunedì 5 settembre 2022.
Il Premio Nobel per la pace Dmitry Muratov, giornalista e caporedattore dell'influente quotidiano russo Novaya Gazeta parla ai media dopo un'audizione presso il tribunale distrettuale di Basmanny a Mosca, lunedì 5 settembre 2022.
KEYSTONE/AP Photo/Alexander Zemlianichenko

Non si placa l'offensiva delle autorità russe nei confronti dei pochi media indipendenti rimasti in attività. Una Corte moscovita ha revocato la licenza di pubblicazione al glorioso giornale d'inchiesta Novaya Gazeta, diretto dal Premio Nobel per la pace Dmitry Muratov.

Keystone-SDA

Mentre altri giudici hanno inflitto una condanna a 22 anni di reclusione in una colonia penale al giovane reporter Ivan Safronov, specializzato in questioni militari, ritenendolo colpevole di «alto tradimento». L'accusa nei suoi confronti era quella di avere passato informazioni segrete ad agenti tedeschi e della Repubblica Ceca.

Sono passati solo due giorni dai funerali a Mosca dell'ultimo leader sovietico Mikhail Gorbaciov, artefice delle riforme interne e della distensione con l'Occidente, che fu uno dei fondatori di Novaya Gazeta. Muratov, uno dei personaggi che gli è stato più vicino negli ultimi anni, aveva portato la fotografia del defunto precedendo la bara.

Ora la sua creatura è stata messa a tacere definitivamente, dopo che in marzo aveva comunque sospeso le pubblicazioni per decisione autonoma denunciando pressioni delle autorità per la sua posizione critica contro la cosiddetta operazione militare speciale in Ucraina.

La decisione è stata presa su richiesta dell'ente statale per il controllo dei media, Roscomnadzor, che ora chiede anche la chiusura del sito del giornale e una rivista da esso fondata nel luglio scorso.

«Il giornale è stato ucciso»

«Il giornale è stato ucciso – ha scritto sui social la redazione di Novaya Gazeta –. Hanno rubato 30 anni di vita ai suoi dipendenti e privato i lettori del diritto di ricevere informazione».

E da Ginevra l'Ufficio dell'Onu per i diritti umani ha denunciato che la revoca della licenza è «un nuovo colpo all'indipendenza dei media russi». A partire dal 2000 ben sei giornalisti di Novaya Gazeta sono stati uccisi, tra i quali la famosa reporter Anna Politkovsakaya.

Poche ore dopo l'annuncio della decisione su Novaya Gazeta è arrivata la lettura della sentenza nei confronti di Safronov. Il giornalista, che scriveva di questioni militari per quotidiani prestigiosi quali Kommersant e Vedomosti, era stato arrestato nel luglio del 2020.

Due mesi dopo che aveva lasciato l'attività di reporter e assunto l'incarico di consigliere del capo dell'agenzia spaziale russa Roscomos. Safronov ha sempre respinto le accuse di spionaggio e secondo la testata d'inchiesta Proekt, i presunti «segreti di Stato» che Safronov è accusato di aver divulgato erano in realtà già consultabili online.

«Libertà»

L'accusa aveva chiesto una condanna a 24 anni di reclusione ma secondo la difesa si era dichiarata pronta a dimezzare la richiesta se l'imputato si fosse dichiarato colpevole.

Alcune decine di sostenitori di Safronov presenti alla lettura della sentenza hanno gridato «libertà» e lo hanno applaudito mentre gli avvocati difensori hanno annunciato che faranno ricorso in appello. Molti i giornalisti che hanno protestato online contro la condanna.

Tra di loro la fidanzata di Safronov, Ksenia Mironova. «Nell'appartamento sotto al nostro – ha detto, citata dalla testata Meduza – viveva l'ubriacone Mishan. Due anni fa ha violentato un'amica con una bottiglia ma non è andato in prigione. Quest'anno ha buttato dalla finestra un suo compagno di bevute, che è morto. Gli hanno dato 5 anni. A Vanya (diminutivo di Ivan) oggi hanno inflitto 22 anni».