Armamenti Taiwan presenta il suo primo sottomarino anti-Cina

SDA

28.9.2023 - 20:14

È lungo circa 70 metri, pesa quasi 3.000 tonnellate, è in grado di posare mine e attaccare navi da guerra e si presenta con il nome di 'Hai Kun', in onore del mitico ed enorme pesce che può anche volare, popolare nella letteratura cinese.

Ci sono voluti sette anni di duro lavoro, con costi schizzati a 1,54 miliardi di dollari. «Costruire sottomarini domestici, partendo da zero, è un viaggio lungo e complicato. Ma oggi, ce l'abbiamo fatta», ha commentato la presidente Tsai Ing-wen nella cerimonia di varo a Kaohsiung, città meridionale sede dei cantieri navali Csbc, la compagnia che lo ha realizzato.

Tsai è stata la più convinta sostenitrice del piano e dal 2016, anno di salita al potere, ha deciso di accelerare gli sforzi.

Quattro sottomarini entro il 2027

L'ammiraglio Huang Shu-kuang, alla guida del programma sottomarino ed ex capo di stato maggiore dell'esercito taiwanese, ha rivendicato la scelta «che salvaguarda il nostro spazio marino cruciale e protegge le nostre rotte marittime nell'oceano».

Ha spiegato, secondo i media locali, che l'obiettivo è dotare Taiwan di almeno quattro sottomarini entro il 2027, in aggiunta ai due vecchi modelli olandesi in dotazione.

L'Hai Kun, ad alimentazione diesel/elettrica, ha sistemi di combattimento Lockheed Martin e missili americani Mark 48: un fatto che non sorprende, dato che gli Usa sono il principale partner per la difesa di Taiwan.

Le mosse della Cina

A settembre, l'Esercito popolare di liberazione cinese ha condotto esercitazioni su larga scala attorno all'isola, inviando numeri record di aerei militari (caccia, bombardieri e droni) e navi da guerra per affinare la capacità di effettuare blocchi aerei e navali.

Il ministero della Difesa di Taipei ha riferito nei giorni scorsi di aver rilevato per la prima volta truppe cinesi nel Fujian, la provincia che si affaccia direttamente su Taiwan, impegnate in simulazioni di sbarco.

Le recenti esercitazioni militari della Cina mirano a schiacciare «l'arroganza dei separatisti indipendentisti di Taiwan», ha detto mercoledì Zhu Fenglian, portavoce dell'Ufficio per gli affari di Taiwan di Pechino. Il ministero della Difesa cinese, invece, ha stroncato i piani dell'isola definendoli una «sciocchezza idiota».

Il presidente cinese mette in guardia

Nel frattempo, il presidente cinese Xi Jinping, nelle celebrazioni dei 74 anni della Repubblica popolare, ha ricordato oggi che la riunificazione della nazione è «una aspirazione di tutto il popolo cinese», assicurando «lo sviluppo pacifico delle relazioni e l'integrazione economica pacifica attraverso lo Stretto di Taiwan».

Xi ha usato toni morbidi e ha evitato (come invece fatto in passato) di citare l'ipotesi di ricorso ai mezzi militari, ma ha messo in guardia che «non retrocederemo di fronte a qualsiasi forza» perché l'isola è una parte inalienabile della Cina.

Intanto, a movimentare lo scacchiere asiatico orientale c'è anche la Corea del Nord: tra le sollecitazioni del leader Kim Jong-un di messa a punto di armi atomiche più moderne contro la minaccia Usa, Pyongyang ha adottato un emendamento costituzionale per incorporare la politica di «sviluppo rapido degli armamenti nucleari a un livello più alto».

Una misura necessaria, l'ha definita il leader, utile a scoraggiare le «provocazioni» militari americane.