PoliticaTrionfo dei conservatori in Macedonia del Nord, a rischio il percorso verso l'UE
SDA
9.5.2024 - 08:51
Nel doppio voto di ieri, mercoledì, in Macedonia del Nord trionfano i conservatori, usciti largamente vittoriosi sia nelle elezioni parlamentari sia nel ballottaggio presidenziale. Un successo che potrebbe frenare e mettere in pericolo il cammino europeo del paese.
Keystone-SDA
09.05.2024, 08:51
09.05.2024, 09:02
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Per la prima volta, presidente del paese ex jugoslavo sarà una donna, la conservatrice Gordana Siljanovska Davkova, appoggiata dal partito Vmro-Dpmne all'opposizione, che ha sconfitto con largo margine il capo di Stato uscente, il socialdemocratico Stevo Pendarovski.
Gli ultimi risultati diffusi in tarda serata dalla commissione elettorale dopo lo spoglio del 77,8% delle schede, davano a Siljanovska Davkova il 64,7% delle preferenze, rispetto al 29,2% ottenuto da Pendarovski, che ha ammesso la pesante sconfitta, congratulandosi e augurando buon lavoro alla sua avversaria.
Vittoria dei conservatori anche nelle legislative, tenutesi in contemporanea al secondo turno delle presidenziali. Dopo lo spoglio di oltre il 79% delle schede da parte della commissione elettorale, il partito nazionalista e sovranista Vmro-Dpmne è al 42,5%, rispetto al 14,5% del partito socialdemocratico (Sdsm) al governo.
Meglio dei socialdemocratici fanno gli albanesi raccolti nel Dui- Fronte Europeo (filogovernativi), con il 14,6%. Il 25% circa della popolazione in Macedonia del Nord è di etnia albanese, e il suo appoggio politico in alleanze e coalizioni è di grande rilevanza. L'altra formazione albanese Vlen (all'opposizione) ottiene l'11,6%.
L'affluenza alle urne è risultata superiore al 53% nelle legislative e oltre il 46% nel ballottaggio presidenziale, consultazione dove valeva il quorum di almeno il 40% degli aventi diritto per la validità della consultazione.
Il chiaro successo del fronte conservatore, largamente previsto alla vigilia, è destinato ad avere un impatto significativo sul cammino europeo della Macedonia del Nord, già membro della Nato e che due anni fa ha avviato il negoziato di adesione all'Ue.
Sia la futura presidente Siljanovska Davkova sia il Vmro-Dpmne infatti sono fortemente critici nei riguardi degli accordi faticosamente raggiunti da Skopje negli anni scorsi con Grecia e Bulgaria, intese che hanno spianato la strada all'integrazione euroatlantica del paese ex jugoslavo ma che per conservatori e sovranisti hanno umiliato il popolo macedone obbligandolo a fare eccessive concessioni.
Sia Siljanovska Davkova sia il leader di Vmro-Dpmne Hristijan Mickoski intendono prendere iniziative, compreso un referendum, per abolire il nuovo nome di Macedonia del Nord (imposto dall'accordo del 2018 con la Grecia) e tornare a quello di «Macedonia».
E entrambi si oppongono alle modifiche costituzionali richieste da Sofia per l'inclusione della minoranza bulgara nella Costituzione. Modifiche che la Bulgaria pone come condizione per non bloccare ulteriormente il cammino di Skopje verso l'integrazione nell'UE.