Legge elettorale Trump e McConnell: le aziende devono elargire donazioni, ma tacere con compiacenza

tafi

20.5.2021

Donald Trump (a sinistra) e Mitch McConnell inveiscono contro le aziende che rivelano i veri colori di una legge elettorale controversa. (Foto d'archivio)
Donald Trump (a sinistra) e Mitch McConnell inveiscono contro le aziende che rivelano i veri colori di una legge elettorale controversa. (Foto d'archivio)
Keystone

Mitch McConnell non ha più niente da offrire alle aziende che si esprimono politicamente. Tuttavia, il Repubblicano spera che queste ultime abbiano ancora qualcosa per lui: le donazioni per la campagna elettorale. Ecco la campagna dell'ipocrisia.

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20.5.2021

Erano alleati, poi avversari, ora sono di nuovo alleati: ancora una volta, Mitch McConnell e Donald Trump hanno un nemico in comune. Ciò che stupisce è che entrambi i leader repubblicani attacchino l'economia con cui i conservatori vantano tradizionalmente uno stretto legame: gli uni finanziano la campagna elettorale, gli altri si preoccupano di ridurre le tasse e mantenere limitata l'influenza dello Stato.

Eppure, l'ex presidente Trump e McConnell si sono schierati a gran voce contro una serie di grandi aziende, nello specifico quelle che hanno criticato una controversa riforma della legge elettorale in Georgia. Il governo repubblicano dello Stato federato ha recentemente approvato una legge elettorale restrittiva, che comporta svantaggi soprattutto per i neri e altre minoranze.

Ciò ha provocato proteste. Coca-Cola, Delta Air Lines, Facebook, Apple, Google e Bank of America sono solo alcune delle oltre cento aziende statunitensi che, finora, hanno preso posizione pubblicamente, esprimendo preoccupazione per eventuali limitazioni del diritto di voto. La loro dichiarazione politica, tuttavia, non è stata affatto ben accolta dai Repubblicani.

McConnell ha risposto inferocito: «Restate fuori dalla politica!»

Mentre Donald Trump ha invocato il boicottaggio di tutte le aziende «che non vogliono schede elettorali libere ed eque» (?), anche Mitch McConnell le ha avvertite chiaramente di non intromettersi: «Il mio consiglio alle aziende: restate fuori dalla politica!» In caso contrario, dovranno fare i conti con le conseguenze, ha tuonato il leader della minoranza repubblicana del Senato statunitense in una dichiarazione a telecamere accese.

Le aziende che si sono lasciate coinvolgere da una «massa radicale di sinistra» sarebbero indegne degli Stati Uniti d'America, ha continuato furiosamente McConnell. «Non possono ricorrere a ricatti economici.» Tutto prevedibile finora. La svolta nel discorso incendiario di McConnell è arrivata solo un paio di frasi più tardi: le donazioni delle aziende a favore delle campagne elettorali nell'ambito della partecipazione politica, infatti, continuerebbero a essere consentite e gradite.

Un'ipocrisia dichiarata, come osservato dal conduttore Stephen Colbert il mese scorso nel suo show e sottolineato dai 4,3 milioni di dollari che lo stesso McConnell ha accettato negli ultimi cinque anni sotto forma di donazioni, proprio dalle aziende contro cui scende ora in campo e a cui negli scorsi anni ha riconosciuto, citando la Costituzione, il diritto assoluto di esprimere liberamente la propria opinione. Allora, però, si trattava di evitare la regolazione delle donazioni a favore delle campagne elettorali.

La lega di baseball sposta il suo All-Star Game

La sfuriata comune di McConnell e Trump ha innescato una decisione della Major League Baseball (MLB): in risposta alla nuova legge elettorale approvata in Georgia, la MLB ha spostato il suo tradizionale All-Star Game di metà luglio da Atalanta, capitale della Georgia, a Denver, in Colorado.

«La Major League Baseball sostiene il principio del diritto di voto per tutti gli Americani e si oppone alle restrizioni alle urne», ha spiegato il capo della MLB Robert D. Manfred. «Siamo orgogliosi di utilizzare la nostra piattaforma per incoraggiare i fan del baseball e le comunità di tutto il Paese ad adempiere il proprio dovere civico e a partecipare attivamente al processo elettorale.»

Naturalmente, la decisione della MLB è stata un affronto per i Repubblicani. Il governatore texano Greg Abbott si è quindi rifiutato di lanciare il tradizionale «First Pitch» in occasione dell'inaugurazione della stagione dei Texas Rangers.