Stati Uniti Trump sempre più nella bufera per l'incontro con il suprematista Fuentes

SDA

29.11.2022 - 22:06

L'ex presidente Donald Trump durante un evento a Mar-a-Lago, 18 novembre 2022, a Palm Beach, Florida.
L'ex presidente Donald Trump durante un evento a Mar-a-Lago, 18 novembre 2022, a Palm Beach, Florida.
KEYSTONE

Monta la bufera su Donald Trump per il flirt con il 24enne Nick Fuentes, giovane ma già noto suprematista bianco, razzista, omofobo e negazionista dell'Olocausto, incautamente ospitato a cena nella sua residenza a Mar-a-Lago insieme al controverso rapper Kanye West, travolto recentemente dalle polemiche per le sue uscite antisemite.

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Dopo la condanna della Casa Bianca, il tycoon, primo e per ora unico candidato repubblicano alle presidenziali, è stato criticato direttamente da Mike Pence, da vari parlamentari ed esponenti del suo partito, da alcuni alleati delle organizzazioni ebraiche e dai principali quotidiani americani, compreso il «Wall Street Journal», che gli ha girato le spalle come tutto il gruppo Murdoch.

Del resto si tratta della seconda scivolata grossolana su questo terreno, dopo gli scontri con i suprematisti (presente Fuentes) del 2017 a Charlottesville, quando disse che c'erano «brave persone da entrambe le parti».

L'attacco più duro è stata sferrato dal suo ex vicepresidente, che sta sganciando i primi colpi in vista di una sua possibile corsa nel 2024: «Ha sbagliato a dare un posto a tavola a un nazionalista bianco, un antisemita e un negazionista dell'Olocausto, e penso che dovrebbe scusarsi».

Missili anche dall'ex governatore del New Jersey Chris Christie e dal governatore dell'Arkansas Asa Hutchinson, entrambi potenziali candidati alle presidenziali. Diversi senatori repubblicani hanno preso di mira Trump apertamente, ma altri hanno preferito criticare solo Fuentes, dimostrando di temere ancora il tycoon.

È la linea del partito e del suo leader alla Camera Kevin McCharty, il quale ha addotto come scusante il fatto che l'ex presidente non conoscesse il suprematista, come lui stesso ha assicurato.

«Trump non è un antisemita. Ama Israele. Ama gli ebrei»

Ma a prendere le distanze da Trump sono anche alcuni stretti alleati delle organizzazioni ebraiche più conservatrici. «Trump non è un antisemita. Ama Israele. Ama gli ebrei. Ma rende popolare e legittima l'odio contro gli ebrei e questo mi spaventa», ha spiegato al Nyt Morton Klein, figlio di sopravvissuti all'Olocausto e capo della Zionist Organization of America. Durissima la Casa Bianca: «Non c'è alcun posto per questo tipo di forze vili nella nostra società», ha denunciato la portavoce Karine Jean-Pierre.

E ancora più duri gli editoriali dei grandi giornali americani. Dal «New York Times», che titola «L'abbraccio di Trump all'estrema destra», al «Wall Street Journal» («I cattivi ospiti della cena di Trump»), che affonda così: «La cosa peggiore è che Trump non ha ammesso il suo errore nell'ospitare quelle persone o distanziato se stesso dalle opinioni odiose di Fuentes», dipingendosi «come un innocente di cui West si è approfittato».

Anche da McConnell arriva la condanna all'incontro

«Non c'è alcuno spazio nel partito repubblicano per l'antisemitismo o il suprematismo bianco e chiunque incontri persone che sostengono quei punti di vista, a mio avviso, è altamente improbabile che sia mai eletto presidente». Così il leader dei senatori repubblicani Mitch McConnell, l'esponente più alto del partito, ha commentato l'incontro a Mar-a-Lago, ergendo un nuovo ostacolo sulla corsa del tycoon verso la Casa Bianca.

Come primo effetto intanto Trump starà alla larga dalla Georgia in vista del ballottaggio di Midterm per il Senato tra il reverendo democratico Raphael Warnock e il suo sfidante repubblicano, l'ex campione di baseball universitario Herschel Walker, scelto dal tycoon. L'ex presidente non farà comizi a sostegno del suo candidato, nella convinzione di entrambi i campi che la sua apparizione porterebbe più rischi che vantaggi in uno stato dove hanno perso tutti i suoi nominee e dove lui stesso è stato sconfitto nel 2020, unico presidente repubblicano a perdere il Peach state in 28 anni.