Ucraina Kiev alla NATO: «Non molliamo», mentre gli Alleati puntano a chiudere la guerra nel 2025

SDA

29.11.2023 - 19:42

«Non c'è nessuno stallo, l'Ucraina non mollerà»: è stato questo il messaggio del ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba al Consiglio della NATO e Ucraina tenutosi a Bruxelles.
«Non c'è nessuno stallo, l'Ucraina non mollerà»: è stato questo il messaggio del ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba al Consiglio della NATO e Ucraina tenutosi a Bruxelles.
KEYSTONE

Il ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba si è presentato al Consiglio Nato-Ucraina (uno dei pochi risultati concreti del vertice di Vilnius, in Lituania) con un messaggio estremamente chiaro: «Non c'è nessuno stallo, l'Ucraina non mollerà, vogliamo riconquistare i territori fino ai confini del 1991 e quindi continueremo a combattere».

Niente negoziati, nessuna concessione al capo dello stato russo Vladimir Putin. Parole dette e ripetute ma che ora acquistano un senso diverso. Perché gli Stati Uniti – dopo aver mostrato, specie negli ultimi dieci mesi, una certa ritrosia a sostenere un conflitto a oltranza – avrebbero cambiato passo. «Dobbiamo aiutare l'Ucraina e proseguiremo a farlo», ha promesso il segretario di Stato Antony Blinken.

L'Europa non verrà lasciata sola nello sforzo bellico

Punto primo. Blinken ha assicurato agli alleati che le impasse politiche verranno superate e che i finanziamenti americani arriveranno a Kiev. L'Europa dunque non verrà lasciata sola nello sforzo bellico. Però gli alleati devono completare i compiti a casa e arrivare al summit della Nato di Washington con le spese per la difesa finalmente superiori al 2% del Pil, il prodotto interno lordo (o con piani blindati orientati all'obiettivo).

Joe Biden intende infatti entrare in campagna elettorale con il messaggio che la «sua» America ha rivitalizzato le alleanze, è appoggiata in politica estera e non paga più i conti degli altri in materia di sicurezza (togliendo così al rivale in campagna elettorale Donald Trump l'argomento degli europei scrocconi). Il focus allora deve cadere sull'industria della difesa euro-atlantica, in modo da aumentare la produzione e vincere la maratona con la Russia, ormai in vera e propria economia di guerra.

Il fronte deve tenere

Punto secondo. La situazione sul campo non varierà drasticamente. «È improbabile che gli ucraini potranno cacciare i russi da tutti i territori occupati già nel 2024», spiega un alto funzionario della Nato che ha accesso ai rapporti dei servizi segreti.

La fonte, pur giudicando «straordinari» i successi raggiunti sinora dalle forze di Kiev, reputa che l'approccio «debba cambiare» poiché, in caso contrario, «ciò che abbiamo visto a Bakhmut o ad Avdiivka diventerà la norma». Ovvero uno scenario da «15-18» che brucia vite e risorse.

Questo è il passaggio più delicato. Il fronte deve tenere. Perché se lo scorso anno, con la liberazione di Kharkiv e Kherson, e le tensioni interne russe sfociate con il quasi-golpe di Yevgeny Prigozhin, era l'Ucraina ad avere lo slancio, ora Putin ritiene di aver consolidato la posizione e che anzi siano gli ucraini ad essere sull'orlo di una crisi di nervi.

«Le creature gialloblù» (cioè gli ucraini) si stanno divorando tra loro «come i ragni messi in un barattolo», ha scritto ad esempio sul servizio di messaggistica Telegram l'ex presidente russo Dmitry Medvedev riferendosi alle notizie sull'avvelenamento di Marianna Budanova, moglie di Kyrylo Budanov, il capo dei servizi segreti militari ucraini (respingendo dunque le accuse ucraine a Mosca).

«L'Ucraina ha prevalso come nazione sovrana, indipendente e democratica»

Ma propaganda a parte, resta la questione dei negoziati. Ora come ora Kiev non ha leva, il Cremlino reclamerebbe il suo scalpo e non si andrebbe da nessuna parte. Tocca quindi continuare, archiviando lo scenario di una tregua a metà 2024.

«I Paesi della Nato hanno un'economia 30 volte superiore alla Russia, insieme possono certamente reggere lo sforzo di un sostegno prolungato a Kiev purché vi sia un serio coordinamento sulla filiera bellica», spiega un diplomatico alleato.

Avanti quindi con il pacchetto di garanzie di sicurezza all'Ucraina, la lista di riforme per poter entrare (un giorno, forse) nella Nato, la localizzazione della produzione di armi. In questo senso val la pena leggere in filigrana le parole del segretario generale Jens Stoltenberg.

«L'Ucraina – ha detto – ha prevalso come nazione sovrana, indipendente e democratica: è una grande vittoria. Mentre l'Ucraina avanza, la Russia arretra. Ora è più debole politicamente, militarmente ed economicamente». Insomma, la missione, volendo, è già compiuta. L'orizzonte ora è sfiancare Putin sul fronte economico e puntare a chiudere nel 2025. Ma gli ucraini devono tenere al fronte.