Protesta degli agricoltori Bruxelles assediata da mille trattori: «Questa non è l'UE che vogliamo»

SDA

1.2.2024 - 21:49

Alcuni agricoltori appiccano il fuoco all'esterno del Parlamento europeo a Bruxelles
Alcuni agricoltori appiccano il fuoco all'esterno del Parlamento europeo a Bruxelles
IMAGO/ABACAPRESS

La statua dell'operaio Beaufort giace sul selciato di Place du Luxembourg davanti al Parlamento europeo. La sua testa è ormai adagiata accanto a un rogo appiccato con legna e copertoni. Una ferita fatale al monumento eretto nel 1872 in memoria dell'industriale belga-britannico John Cockerill nella quale è racchiusa la collera degli agricoltori europei. 

Keystone-SDA

A meno di un chilometro dal palazzo dove i leader sono riuniti per un vertice straordinario convocato per trovare la quadra sulle priorità del bilancio dell'Ue – aiuti a Kiev in testa -, va in scena l'assedio di oltre mille trattori a Bruxelles e al cuore dell'Europa.

«Questa non è l'Ue che vogliamo», è il grido del malcontento che si leva dagli oltre duemila manifestanti arrivati da mezzo continente. Le prime aperture annunciate dalla Commissione europea sui terreni a maggese e le tutele sull'importazione delle derrate a dazio zero dall'Ucraina non sono sufficienti.

La richiesta delle principali sigle del settore è di abbandonare i rigidi vincoli della nuova politica agricola comune (Pac) e del Patto verde europeo, un insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione europea con l'obiettivo generale di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050.

Tutti fronti su cui, è la critica della premier italiana Giorgia Meloni e della Lega, «si è sbagliato molto in Europa» e ora serve «cambiare» per «non sacrificare settori produttivi sull'altare dell'ideologia verde».

Rue du Luxembourg, rue Montoyer, rue de Trèves, rue Belliard. La preannunciata tempesta politica perfetta a quattro mesi dalle elezioni europee alla fine si abbatte sul quartiere europeo assediato da un enorme convoglio di milletrecento mezzi che invade a suon di clacson la zona limitrofa a un europarlamento blindato.

Rischio di guerriglia urbana

È intorno alle 10.00 che la situazione rischia di precipitare e trasformarsi in una guerriglia urbana. I manifestanti lanciano bottiglie, uova e petardi contro la sede dell'eurocamera e tentano di sfondare le transenne, trovando però la risposta con gli idranti della polizia schierata in tenuta antisommossa.

Poi i cori e i manifesti a riassumere le istanze che si fanno più alti: «Senza agricoltori non c'è cibo», «Basta accordi di libero commercio», «Stop alle pratiche sleali e al cibo sintetico», «No ai vincoli verdi», «Agricoltori liberi!».

Un richiamo che rimbalza fino ai leader dell'Ue impegnati a trattare con il premier ungherese Viktor Orban. E a tenere il dossier alto in agenda è presidente francese Emmanuel Macron, assediato ormai da quasi un mese dei gilet verdi, invocando «una lotta europea sull'agricoltura». Fatta di «un egualitarismo» capace di «difendere i redditi» degli agricoltori e «proteggere la sovranità alimentare europea» con semplificazioni «tangibili» della Pac.

Risposte date fin qui non sufficienti agli occhi del settore

Le risposte date fin qui agli occhi del settore non sono sufficienti. Eppure, è l'osservazione di Meloni, agli sgoccioli della legislatura un cambio di linea potrà arrivare «solo dopo le (elezioni) europee». Un tempo durante il quale le richieste degli agricoltori restano le stesse: redditi più alti e tutele più forti anche dalla concorrenza sleale del resto del mondo in cima.

L'esasperazione, nelle parole della Lega a ribadire il recente attacco frontale del vicepremier italiano Matteo Salvini, è causata dalla politica «estremista e scellerata ideata da (Frans) Timmermans (commissario per il clima) e portata avanti da (Ursula) von der Leyen», presidente della Commissione europea.

E davanti alla quale ora la stessa numero uno di Palazzo Berlaymont, sede dell'esecutivo comunitario, si impegna in prima persona con gli agricoltori, affiancata dai premier di Belgio e Olanda, Alexander De Croo e Mark Rutte, promettendo misure da presentare ai ministri già il 26 febbraio per «ridurre gli oneri amministrativi».

Primi screzi sull'asse Parigi-Berlino

Ma le diverse istanze nazionali e i distinguo sulle politiche commerciali dell'Ue aprono già i primi screzi sull'asse Parigi-Berlino. Nodo della discordia è l'accordo da finalizzare con i paesi sudamericani, che l'Eliseo respinge con forza temendo forti ripercussioni all'apertura del mercato europeo ai prodotti d'oltreoceano soprattutto sulle sue carni bovine. Per il cancelliere tedesco Olaf Scholz, l'Ue è invece «responsabile» di portare a termine il suo mandato.

Una visione distante da quella di contadini e allevatori che, è la rivendicazione della Confederazione degli agricoltori del Portogallo (Cap), «sono tutti uniti» nel mercato unico e chiedono «la difesa dei prodotti europei».

Quando intorno a metà pomeriggio i trattori iniziano a lasciare Place du Luxembourg, fuori dai palazzi dell'eurocamera resta l'odore acre della legna e dei copertoni ormai diventati cenere. L'operaio Beaufort è stato sostituito dal manichino di un contadino con al collo il laccio delle politiche europee. E sullo sfondo campeggia a caratteri cubitali la scritta: «Il tuo voto conta, 6-9 giugno».