Asset gonfiati Stati Uniti, l'arringa di Trump in aula: «Io perseguitato politico»

SDA

11.1.2024 - 21:43

In aula Donald Trump si è lanciato in un monologo dopo che il giudice lo ha autorizzato a sorpresa a parlare.
In aula Donald Trump si è lanciato in un monologo dopo che il giudice lo ha autorizzato a sorpresa a parlare.
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«Una caccia alle streghe», «un'interferenza elettorale», «una persecuzione politica» Donald Trump rilancia le sue accuse nell'ultimo giorno del processo civile a Manhattan in cui è per gli asset gonfiati della holding di famiglia.

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Lo ha fatto fuori ma anche dentro l'aula, dove si è lanciato in un monologo dopo che il giudice Arthur Engoron della Corte suprema di New York lo ha autorizzato a sorpresa a parlare purché si attenesse ai fatti.

«Questa – ha attaccato l'ex presidente – è una caccia alle streghe politica... Abbiamo una situazione in cui un uomo innocente è stato perseguitato da qualcuno in corsa per una carica... (Biden, ndr). Vogliono assicurarsi che io non vinca più e questa è un'interferenza elettorale.

Quello che è successo qui è una frode per me, dovremmo ricevere i danni. Il fatto è che i rendiconti finanziari sono perfetti, che non ci sono testimoni contro di noi. Le banche sono state rimborsate di tutti i loro prestiti», ha incalzato Trump.

Poi è stato interrotto dal giudice, che alla vigilia dell'udienza gli aveva vietato di intervenire alle arringhe finali per non aver accettato le condizioni, tra cui non fare un discorso elettorale.

Che è proprio quello cui mira l'ex presidente in tutti i processi pendenti (di cui quattro penali), facendo campagna dalle aule di tribunale e dipingendosi vittime di una cospirazione politica ordita dal suo probabile rivale nella corsa alla Casa Bianca, Joe Biden.

«Mi hanno negato i diritti», ha denunciato prima dell'udienza il tycoon – imputato insieme ai figli Donald Jr ed Eric – mettendo sotto accusa il giudice, nella cui casa è scattato un allarme bomba poche ore prima dell'udienza, costringendo la polizia a rafforzare la sicurezza al palazzo di giustizia.

Sulle reti sociali aveva già attaccato Engoron, che in precedenza lo aveva anche multato un paio di volte per aver violato il «gag order» che gli vietava di attaccare lo staff giudiziario e i testimoni.

Il giudice ha già stabilito in settembre che Trump è responsabile di frode ed entro fine mese dovrà solo quantificare la sanzione. La procuratrice generale Letitia James ha chiesto un risarcimento di 370 milioni di dollari di «guadagni illeciti», ben oltre i 250 milioni finora ventilati, e l'interdizione dell'ex presidente dall'attività imprenditoriale nello Stato di New York.

Si tratterebbe di un colpo durissimo all'impero del tycoon e alla sua immagine di imprenditore di successo nel pieno della campagna elettorale, dove la sua corsa finora quasi incontrastata rischia di essere compromessa dall'effetto Chris Christie.

Alla vigilia dell'inizio delle primarie repubblicane lunedì in Iowa, l'ex governatore moderato del New Jersey – il più critico verso Trump tra i candidati del Grand Old Party – ha annunciato il ritiro con una mossa che dovrebbe favorire Nikki Haley.