Voto nel Regno UnitoI Tory pagano il Partygate, ma i laburisti non sfondano
SDA
6.5.2022 - 11:49
Arretramento del Partito Conservatore di Boris Johnson, ma successi solo parziali per l'opposizione laburista di Keir Starmer.
Keystone-SDA
06.05.2022, 11:49
06.05.2022, 12:09
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Sono queste le prime indicazioni dei risultati del voto locale tenutosi ieri nel Regno Unito: dove la formazione del primo ministro sembra pagare dazio – secondo le attese – per le conseguenze del cosiddetto scandalo Partygate e per gli effetti del caro vita, ma forse non in dimensioni da minacciare almeno nell'immediato la poltrona di BoJo.
In Inghilterra, dove è stata rinnovata circa la metà di Comuni e Circoscrizioni, la parrocchia Tory fa registrare la perdita finora di circa un terzo delle amministrazioni controllate dal 2018 e in proiezione di 200-300 seggi consiliari su quasi 2000 conquistati alle precedenti elezioni: non pochi, e tuttavia meno delle previsioni peggiori della vigilia.
Mentre il Labour festeggia a Londra, laddove conferma le sue roccaforti e sottrae ai rivali tre Municipi circoscrizionali simbolici in mano Tory; ma nel complesso si ferma a più tre (in termini di enti locali riconquistati a livello nazionale), perde a sua volta il Comune di Hull a beneficio dei riemergenti Liberaldemocratici e recupera solo in parte quei consensi perduti negli ultimi anni nell'area dell'ex «muro rosso» del centro-nord inglese senza i quali non può neppure sperare d'imporsi alle prossime elezioni politiche nazionali.
Battuta d'arresto per il premier britannico
Lo scenario, secondo una prima analisi in corsa di Laura Kuenssberg, political editor della Bbc, segna quindi una battuta d'arresto per il premier britannico, che però potrebbe non essere di portata tale da offrire ai pur non pochi deputati conservatori furiosi «in privato» con il premier per il Partygate la chance di muovere al momento «all'attacco della leadership di Johnson», rafforzata dalla crisi ucraina.
Lo scrutinio comunque prosegue, in attesa dei dati relativi anche ai Comuni della Scozia e del Galles. E soprattutto al Parlamento di Belfast, ove la posta in gioco non riguarda direttamente il destino del governo di Londra, ma minaccia d'aggravare ulteriormente le tensioni post Brexit locali sullo sfondo dello storico sorpasso accreditato dai sondaggi ai repubblicani cattolici dello Sinn Fein (sulla carta sostenitori della riunificazione con Dublino) come primo partito e forza di maggioranza relativa dell'Irlanda del Nord sugli unionisti protestanti del Dup.