Forum economico WEF Davos: no a protezionismo. Modi, minaccia preoccupante

ATS

23.1.2018 - 20:05

I leader della globalizzazione al Forum economico mondiale (WEF) di Davos ribattono a Donald Trump e al suo affondo sui dazi contro la Cina.
I leader della globalizzazione al Forum economico mondiale (WEF) di Davos ribattono a Donald Trump e al suo affondo sui dazi contro la Cina.
SDA

I leader della globalizzazione al Forum economico mondiale (WEF) di Davos ribattono a Donald Trump e al suo affondo sui dazi contro la Cina, ancor prima ancora del suo arrivo previsto venerdì: il protezionismo è una minaccia preoccupante.

E se il premier indiano Narendra Modi, ospite d'onore dell'edizione di quest'anno, lo fa a parole, il primo ministro canadese Justin Trudeau chiude proprio l'accordo commerciale con l'Asia-Pacifico senza gli Usa, difendendone la riscrittura che tiene conto "degli interessi dei cittadini".

Modi era il protagonista di questa edizione del WEF almeno fino a quando Trump, a sorpresa, ha dichiarato poche settimane fa la sua discesa fra le nevi svizzere, promettendo di rubare la scena e scompaginare gli equilibri di un consesso di multinazionali, colossi finanziari e leader politici molto proglobal.

Il primo ministro indiano, arrivato a Davos con una folta delegazione di industriali, non si è fatto intimorire. Ha indicato nel terrorismo, nel cambiamento climatico, ma anche nel protezionismo "che rialza la testa" i principali problemi globali che ostacolano uno sviluppo: la tentazione di "chiudersi in se stessi" produce "nuovi tipi di tariffe e barriere non tariffarie", mentre "i negoziati commerciali sembrano essersi arrestati".

Evidente il cenno all'offensiva di Trump che ha affondato i trattati di libero scambio Usa-Europa e dell'area del Pacifico e che minaccia il Nafta. E che ha appena lanciato pure un affondo commerciale su lavatrici e pannelli solari importati dalla Cina.

Quello di Modi, poi, potrebbe essere solo un assaggio di ciò che arriverà domani, quando a prendere la parola sarà la cancelliera tedesca Angela Merkel, che già l'anno scorso a Davos assieme al presidente cinese Xi Jinping aveva fatto il controcanto a un Trump appena insediatosi alla Casa Bianca. Da allora la Merkel è da molti considerata la principale leader di statura globale in grado di opporre una voce 'liberal' all''America First' di Trump, e di esporsi direttamente su questo fronte più del presidente francese Emmanuel Macron, che interverrà anch'egli domani così come il premier italiano Paolo Gentiloni.

Trump parlerà venerdì quando i lavori al WEF si avvieranno a conclusione. Tutti danno per scontato che ribadirà i successi di un anno alla Casa Bianca, a partire dai tagli fiscali alle imprese, senza arretrare di un millimetro su protezionismo, sul suo 'no' a quell'ordine internazionale multilaterale, basato sulle regole, difeso a spada tratta da Modi così come dalla Merkel.

Nel frattempo, a Davos è un profluvio di applausi e scambi di sguardi d'intesa a ogni accenno a difesa di ciò che Trump vorrebbe eliminare. Trudeau ha improntato il suo discorso alla parità di genere economica, spiegando che gli Usa avrebbero un'economia di 1750 miliardi di dollari più grande se le donne avessero gli stessi diritti e retribuzioni degli uomini. Una specie di schiaffo sottotraccia a un presidente americano accusato di molestie sessuali.

Per smontare la narrazione di Trump che vuole qualsiasi accordo commerciale come l'origine dell'impoverimento delle classi medie, Trudeau ha creato il suo CPTPP: che al TPP iniziale aggiunge la connotazione 'comprehensive' e 'progressive'. "Abbiamo inserito elementi progressisti per farne un win-win per tutti, è il giusto accordo che porterà più lavoro e prosperità per la classe media in Canada". Il controcanto a Trump è iniziato, ma il presidente Usa avrà il vantaggio dell'ultima parola e non appare affatto intimorito: potrebbe anzi usare il palcoscenico delle nevi svizzere per cercare voti a casa in vista delle elezioni di midterm.

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