Forum economico WEF: Turkson, ascoltare pianto della Terra

ATS

23.1.2020 - 14:12

Le nuove tecnologie non devono «determinare ciò che siamo chiamati a diventare», ma vanno spese «per il bene comune, il bene dell'umanità, della terra e dei suoi abitanti»: è l'appello lanciato al WEF di Davos dal cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per lo sviluppo umano integrale.
Le nuove tecnologie non devono «determinare ciò che siamo chiamati a diventare», ma vanno spese «per il bene comune, il bene dell'umanità, della terra e dei suoi abitanti»: è l'appello lanciato al WEF di Davos dal cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per lo sviluppo umano integrale.
Source: KEYSTONE/LAURENT GILLIERON

«La terra sta piangendo e anche i poveri stanno piangendo». Per questo i leader religiosi sono giunti a Davos per parlare al cuore della grande finanza ed economia mondiale e suscitare una «consapevolezza globale per il cambiamento».

Così si è espresso il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dicastero vaticano per lo sviluppo umano integrale, nel suo intervento alla conferenza stampa tenuta ieri pomeriggio nell'ambito del Forum economico mondiale (WEF), che si chiude domani, insieme al patriarca ecumenico Bartolomeo I e al rabbino capo di Mosca, Pinchas Goldschmidt.

Se, come dice il Papa nell'enciclica Laudato Si' – ha spiegato il porporato ghanese secondo quanto riferisce il sito della Santa Sede Vatican News – la terra e i poveri piangono, c'è un'emergenza che va ascoltata, e «dobbiamo tutti cercare di fermare questo pianto». Siamo qui come ospiti del Forum economico mondiale, ha osservato il prefetto, «perché vogliamo generare una consapevolezza globale per un cambiamento».

Per Turkson le nuove tecnologie non devono «determinare ciò che siamo chiamati a diventare», ma vanno spese «per il bene comune, il bene dell'umanità, della terra e dei suoi abitanti». «Non c'è un secondo pianeta in cui vivere», ha ammonito, prima di chiedere al mondo politico e ai governi di riconoscere «il ruolo centrale delle religioni e delle fedi», denunciando la pratica, diffusa soprattutto nei Paesi secolarizzati, di «relegare le religioni nella sfera privata, negando la loro influenza nella vita delle persone».

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