Guerra in Ucraina Zelensky in Germania fa altre richieste di armi e dice: «Lo zar Putin cadrà come il muro»

SDA

11.6.2024 - 21:09

Il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky (a sinistra) e il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius
Il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky (a sinistra) e il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius
KEYSTONE

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha bisogno di almeno sette sistemi Patriot, perché la chiave della guerra è nella difesa aerea. Ma a Berlino porta anche un altro messaggio: non esistono muri che non cadono. E anche il presidente russo Vladimir Putin cadrà. 

Zelensky arriva nella capitale tedesca, blindata per la terza Conferenza sulla ricostruzione dell'Ucraina (la prima si era tenuta a Lugano all'inizio di luglio 2022).

L'occasione in cui esponenti industriali, ministeri ed enti locali di oltre 60 nazioni s'incontrano per affrontare il compito – un'impresa che potrebbe arrivare a costare 500 miliardi di dollari (448 miliardi di franchi) – di ricostruire il paese distrutto dai russi. In futuro, ma anche nel presente segnato dalle bombe: 135 quelle sganciate solo nelle ultime 24 ore, ha detto il presidente ucraino.

Perché ricostruire vuol dire contribuire alla resistenza degli ucraini, a cui servono acqua potabile, elettricità, riscaldamento, medicine e trasporti.

Le necessità di chi sta in trincea

Il leader di Kiev è tornato poi a insistere sulle necessità di chi sta in trincea: «I russi hanno un vantaggio nei cieli. E la soluzione è la difesa aerea. Ci servono almeno sette sistemi Patriot».

Una richiesta su cui il cancelliere tedesco Olaf Scholz lo ha spalleggiato: «Mi appello a tutti per il sostegno dell'Ucraina nella difesa aerea. Perché la migliore ricostruzione è quella che non deve mai cominciare». Il cancelliere ha però mantenuto il punto sul rifiuto dell'invio di addestratori tedeschi in Ucraina: una linea su cui per ora non segue l'alleato francese, il presidente Emmanuel Macron.

Negli spazi enormi della fiera nord di Berlino, è intervenuta anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ricordando che «l'Ucraina ha adempiuto a tutti i requisiti per iniziare le trattative per entrare nell'Ue». E annunciando che i negoziati «possono iniziare già alla fine del mese».

Alla Recovery Conference, oggi e domani, ci sono 2000 partecipanti e i ministri degli esteri di molti paesi, fra cui l'italiano Antonio Tajani che l'anno prossimo ospiterà l'evento.

Il consigliere federale Ignazio Cassis era a Berlino assieme a rappresentanti di aziende elvetiche, ha indicato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) in un comunicato.

Tavola rotonda sulle competenze svizzere in materia di sminamento umanitario

Domani la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) presenterà in una tavola rotonda le competenze svizzere in materia di sminamento umanitario e le sfide in questo settore in Ucraina.

Ieri invece la Svizzera ha partecipato come osservatore a una riunione del comitato direttivo di una piattaforma di coordinamento dei donatori per l'Ucraina avviata dall'Ue e dai paesi del Gruppo dei sette (G7, Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti), secondo quanto riferito dal DFAE.

Il ministro degli esteri svizzero e il suo omologo ucraino Dmytro Kuleba hanno scritto sulla rete sociale X di essersi incontrati nella capitale tedesca per discutere gli ultimi preparativi, a pochi giorni dalla conferenza sulla pace che riunirà circa 90 paesi e organizzazioni internazionali al Bürgenstock (NW) il 15 e 16 giugno.

Giornata ricca di appuntamenti importanti anche dal punto di vista simbolico

La giornata è stata ricca di appuntamenti importanti anche dal punto di vista simbolico. Zelensky è tornato infatti a parlare al Bundestag (la principale Camera del parlamento tedesco, che rappresenta il popolo), stavolta in presenza, dopo il collegamento in linea del 17 marzo 2022.

Ma ha fatto scalpore, due giorni dopo le europee che hanno visto la scalata dei populisti, il boicottaggio dell'ultradestra dell'Alternative für Deutschland (Afd, alternativa per la Germania), assente per prendere le distanze «da chi espone la Germania alla terza guerra mondiale».

E mancavano anche diversi parlamentari del movimento populista di sinistra del neonato gruppo Bündnis Sahra Wagenknecht – Vernunft und Gerechtigkeit (Bsw, alleanza Sahra Wagenknecht – ragione e giustizia, costituito fondamentalmente da dissidenti del partito di sinistra Die Linke) «solidali con gli ucraini che chiedono una tregua e l'avvio delle trattative per la pace». «Non tramanderemo la guerra ai nostri figli – la replica di Zelenksy. La chiuderemo. Ma alle nostre condizioni».

Il leader ucraino ha fra l'altro messo in guardia dalla retorica filorussa, rispondendo a una domanda sul voto del 9 giugno. «Per me è importante che la gente non voti al seguito di una retorica filorussa. Perché questa è pericolosa anche per l'Europa».

La cortina di ferro, metafora vibrante nel cuore dei tedeschi, è di nuovo perno del suo discorso. «Sembrava che il muro dovesse restare per sempre. Nessun immaginava che potesse cadere così velocemente – ha ricordato ai parlamentari. E così alcuni potrebbero pensare che Putin sia eterno e che non ci sia fine alla guerra. Ma questa è un'illusione da far fuori con la leadership, con le decisioni e i successi sul campo. Non esistono muri che non cadono».