La presenza del lupo preoccupa. Non solo gli agricoltori e gli allevatori che ogni anno, nella stagione estiva, portano i loro animali agli alpeggi, ma anche chi rimane più in basso. La sua presenza si fa sentire. Il problema più grande è stabilire delle regole di convivenza. Ma non solo.
SwissTXT / red
17.05.2022, 22:18
SwissTXT / red
Dopo le ultime predazioni avvenute a Cerentino, in alta Valle Maggia, il tema è ritornato a far parlare e divide. Proprio l’Associazione comuni valmaggesi, il 10 maggio, in una lettera indirizzata al Consiglio di Stato ha chiesto l’abbattimento «di questi esemplari divenuti ormai ingestibili», ma il predatore è una specie protetta sulla base della Convenzione di Berna.
Negli anni, come spiega bene la RSI sul proprio sito, i contadini si sono dotati di nuovi strumenti per proteggere il loro bestiame. Ci sono le recinzioni elettrificate antilupo, i cani da protezione e i pastori. Ma non tutto è come sembra.
Le recinzioni sono utili, ma soprattutto sui terreni regolari e più pianeggianti. È invece complicato installarle su quelli più sconnessi, tipici delle zone più alte di montagna usate proprio nei mesi caldi.
Il cane da protezione delle greggi è forse il capitolo più complicato. Nel Canton Ticino sono pochi gli allevatori che ne possiedono uno. Come mai? Da una parte l'iter impegnativo per ottenerli, dall’altra la lunga lista di attesa. Le razze di cani che possono fare questo lavoro sono solo due: i «montagna dei Pirenei» e i maremmani-abruzzesi (i Grigioni hanno deciso di aprire ad altre razze lo scorso anno).
Alle difficoltà di poter contare su questi quattro zampe, si aggiunge la complicata convivenza con escursionisti e ciclisti che possono entrare in conflitto con questi cani. Per questo motivo, diversi contadini, per evitare possibili incidenti, preferiscono non averli.
Rimane poi la possibilità di avere un aiuto grazie alla presenza di uno o più pastori. Ma non è facile trovarli e chiaramente hanno un costo, che non tutti possono permettersi.
Il progetto pilota della Valle d’Aosta
In Valle d’Aosta, intanto, a partire da giugno, verrà testato un nuovo strumento: un collare speciale capace di emettere ultrasuoni che tengono lontano i canidi, lupo compreso. Sono in totale nove le aziende che partecipano a questo esperimento.
Il dispositivo viene applicato sul collo dell’animale come se fosse una campana e un sensore raccoglie diverse informazioni: dal battito cardiaco ai tempi di movimento. Queste reazioni, se anormali, permettono al dispositivo di entrare in funzione. Allo stesso tempo, tutti i dati raccolti vengono trasmessi grazie ad alcune centraline posizionate accanto ai pascoli e vengono convogliati in una banca dati, per poi essere analizzati.
Il lupo ha quindi obbligato i contadini a trovare degli strumenti per proteggere le loro greggi. Alcuni si sono trovati costretti a cambiare le loro abitudini: il vago pascolo, per esempio, è stato abbandonato da molti, perché considerato troppo a rischio. Da che esiste la pastorizia, esistono i predatori. Vero è, che riuscire a rispondere alle necessità di tutti, rimane un lavoro da grandi equilibristi.