Ticino L'Associazione frequenze evolutive chiede «conclusioni univoche sul 5G»

SwissTXT / pab

7.7.2020

L'ingegner Roberto Wettstein dell'Associazione Frequenze Evolutive
L'ingegner Roberto Wettstein dell'Associazione Frequenze Evolutive
Ti-Press

In Ticino è nata l’Associazione frequenze evolutive e martedì mattina si è presentata ai media a Bellinzona.

Nata dal gruppo «Stop 5G Ticino», che in giugno aveva depositato alla cancelleria del Cantone oltre 7'000 firme per bloccare l’istallazione di antenne 5G a sud delle Alpi, la nuova associazione - come riporta la RSI - si definisce apartitica e senza scopo di lucro.

L’Associazione non è di principio contro la tecnologia, ma vuole essere parte del progresso. «Un progresso che tenga conto della salute», ha sottolineato il presidente Roberto Wettstein.

Gli interrogativi giuridici, medici e tecnici

Nel corso della conferenza stampa ha voluto porre l’accento su interrogativi giuridici, medici e tecnici legati a questa tecnologia. Per questo vengono chiesti studi scientifici che arrivino a una conclusione univoca, considerando che a livello federale non c'è unanimità sul reale impatto di questa tecnologia sulla salute.

Nel corso dell'incontro con i media è stato poi ipotizzato che nel mondo grossi gruppi con interessi commerciali abbiano agito in modo da delegittimare gli studi sul 5G: non si esclude che ciò sia accaduto anche a livello federale.

«Non è un’accusa forte – precisa Wettstein – nel periodo in cui viviamo dobbiamo dare dei messaggi chiari. Se sono forti ben venga, perché devono smuovere qualcosa. È il momento giusto per dare risposte ai cittadini e fare scelte importanti per il nostro futuro».

La luce al posto delle onde radio

E nel futuro si potrebbero trasmettere dati usando la luce al posto delle onde radio. Un sistema in realtà non nuovissimo, ma ritenuto meno dannoso e più rapido.

La sta sperimentando il giovane italo-svizzero Alessandro Pasquali a cui abbiamo chiesto: se questa tecnologia dovesse prendere piede, dobbiamo aspettarci meno antenne e più lampadine? E se sì, come la mettiamo con l'inquinamento luminoso?

«Ovviamente una nuova tecnologia non soppianta tutto il resto quindi immaginiamo uno scenario ibrido. Presenza di onde radio laddove è necessario stabilire quel tipo di collegamento. Laddove si vuole ridurre l’inquinamento elettromagnetico invece è ovvio che potremmo avere più trasmettitori a luce, che non necessariamente devono essere fonte di inquinamento luminoso per il semplice fatto che esistono anche frequenze di luce che non si vedono. Durante il giorno inoltre si può trasmettere anche usando la luce del sole».

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