Quale dialetto fra le tante varianti? Con quali libri di testo e quali insegnanti?
Sono solo alcune delle difficoltà con cui si scontrerebbe l'introduzione di un insegnamento facoltativo del dialetto nelle scuole elementari e medie ticinesi, chiesto da un'iniziativa presentata da Nicholas Marioli e ripresa da Fabio Badasci.
L'obiettivo della salvaguardia di questa tradizione linguistica è condivisibile «perché tutti ci siamo affezionati», ha sottolineato la relatrice Daniela Pugno Ghirlanda.
«Il dialetto non si insegna, si impara»
Ma non lo strumento: «Il dialetto non si insegna, si impara», disse il poeta lombardo Andrea Zanzotto citato nel rapporto e così anche a mente dei parlamentari, che hanno bocciato la proposta con 56 voti contro 10 e una astensione.
D'altronde, su proposta dello stesso Marioli, il Consiglio comunale di Lugano aveva dato seguito alla proposta di introdurre corsi alle elementari ma «nel giro di un solo anno l'entusiasmo si è molto ridimensionato fino a sparire, tanto che il corso non è più stato riproposto».
In alternativa il rapporto chiede al Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport di garantire l'accesso ai fondi Swisslos per campagne mirate di promozione del dialetto e della cultura dialettale.