A carico del Credit Suisse Ecco chi è Evelin Banev, attorno al quale ruota il processo al TPF

SwissTXT / red

7.2.2022

Immagine d'illustrazione
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KEYSTONE/TI-PRESS/CARLO REGUZZI

Chi è il bulgaro attorno al quale ruota il processo che si è aperto lunedì al Tribunale penale federale di Bellinzona e che vede imputato il Credit Suisse? La RSI ne ha marcato il profilo e la storia.

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Ha preso il via lunedì mattina, al TPF di Bellinzona, il processo a carico del Credit Suisse, accusato di legami con una rete criminale bulgara, attiva in particolare nel traffico di cocaina.

Evelin Banev non è tra gli imputati, ruolo che hanno invece due banchieri, due cittadini bulgari, e appunto la banca, per il presunto riciclaggio di 146 milioni di franchi. Soldi riconducibili, secondo l'accusa, all'organizzazione criminale capeggiata da Evelin Banev.

Il 57enne, come scrive la RSI sul proprio sito internet, è un personaggio dai mille volti. Uno probabilmente lo si vedrà anche in aula, visto che tra un paio di settimane la Corte dovrebbe sentirlo in videoconferenza.

Conosciuto come uno dei «re della coca»

In Bulgaria è conosciuto ai più con il soprannome di «Brendo» e, con la caduta del regime comunista, ha saputo affermarsi come imprenditore, accumulando presto una fortuna con operazioni finanziarie al limite della speculazione.

A partire dagli anni 2000, però, la fonte dei suoi guadagni ha attirato sempre di più l'attenzione delle forze di polizia di mezza Europa, e già nel 2005 i carabinieri italiani lo segnalavano come uno dei «re della coca». La sua organizzazione - legata a una costola piemontese della famiglia di ‘ndrangheta Bellocco, originaria di Rosarno - avrebbe importato droga in grandi quantità dal Sud America.

La banda venne sgominata nel 2012 in Bulgaria nell'ambito di una operazione denominata «re della cocaina», attuata dai servizi speciali bulgari e italiani con l'assistenza dell'Interpol.

In carcere ha scritto un romanzo autobiografico

Stando sempre alla RSI, i processi che Banev ha subito in Italia, Romania e Bulgaria gli hanno fruttato un totale di 36 anni di reclusione per traffico di droga e riciclaggio. Pene però scontate solo in minima parte, perché nel settembre 2015 è sparito, dopo dopo essere stato ricondotto a Sofia dall'Italia.

Dopo 5 anni di silenzio è tornato al centro dell'attenzione nell'autunno scorso in Ucraina, dove è stato arrestato su richiesta della Bulgaria e poi rilasciato in virtù del fatto che, nel frattempo, aveva acquisto la nazionalità ucraina. Intanto in carcere aveva avuto il tempo di scrivere un romanzo autobiografico, intitolato «Fisso l'anima della Bulgaria».

Al pari di altre figure di spicco della mala, nel suo paese d'origine «Brendo» è una piccola star, spesso al centro dell'attenzione pubblica. È molto chiacchierato anche per le sue supposte entrature negli ambienti che contano, soprattutto i servizi segreti.

Negli anni gli avrebbero garantito impunità e protezione come quando, a inizio 2013, la figlia venne rapita a Sofia, per essere poi rilasciata incolume dopo 47 giorni. I rapitori la lasciarono davanti a un distretto di polizia.

Accuse respinte e rischio prescrizione

Nelle battute iniziali del dibattimento che riguarda fatti avvenuti tra il 2004 e il 2008, i legali del Credit Suisse e dell'ex dipendente della banca hanno respinto le accuse che il Ministero pubblico della Confederazione formula nei loro confronti.

Hanno anche chiesto alla Corte di esprimersi su una possibile archiviazione dell’intera procedura o di una parte di essa (quella che si rifà a fatti anteriori al 14.03.2007) prima ancora di aprire il dibattimento vero e proprio.