TicinoNuovo calcolo dell’imposta di circolazione, reazioni sparse tra i partiti
SwissTXT / Red
18.11.2022
Le nuove basi di calcolo per l’imposta di circolazione in Ticino e il coefficiente correttivo proposto dal Consiglio di Stato sollevano reazioni di segno opposto tra i partiti. La RSI ha raccolto – tra pro e contro – le repliche dei diversi capigruppo ticinesi.
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18.11.2022, 09:26
18.11.2022, 09:31
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Si dice deluso e arrabbiato il capogruppo del Centro, Maurizio Agustoni, che annuncia battaglia come rappresentante della principale forza che ha sostenuto l’iniziativa: «La proposta conta di raccogliere 7 milioni su un bilancio di quattromila milioni di franchi all’anno che è stato annunciato chiuderà in pareggio. Battere la cassa degli automobilisti ticinesi non mi sembra molto rispettoso».
Il messaggio governativo è quello atteso, replica il capogruppo del PS Ivo Durisch: «Finalmente si è capito che si poteva correggere la questione con due modelli di finanziamento. Ci va bene che il montante prelevato rimanda a quello annunciato sugli opuscoli di votazione. Non ci va bene invece se gli iniziativisti, dopo il 2023, dovessero chiedere di prolungare la moratoria».
La moratoria, ribatte Augustoni, è prevista dalla legge votata: «Vedremo se sarà necessario estenderla. In ogni caso sarà una decisione del Parlamento».
La capogruppo dei Verdi Samantha Bourgoin ai microfoni della RSI: «Più che il Governo, non seguiamo il voto popolare. La popolazione ha accettato l’iniziativa che chiedeva un anno di moratoria e dal secondo anno via un gettito di 91,5 milioni. Lo dicevamo che la proposta degli iniziativisti sarebbe stata una legge vecchia».
«Siamo anche pragmatici»
La Lega con il capogruppo Daniele Caverzasio si dice invece tiepida: «Per noi è importante il rispetto della volontà popolare. Siamo anche pragmatici, vogliamo che lo sgravio sia in essere dal 1° gennaio 2023. Questo significa portare a casa una soluzione e poi correggerla eventualmente in corso d’opera».
Mentre si definisce schierato a fianco degli iniziativisti, il capogruppo dell’UDC Paolo Pamini: «Per un motivo molto semplice, lasciare dove possibile risorse nelle tasche di chi le genera e dei contribuenti».
Infine, la voce del PLR con la capogruppo Alessandra Gianella alla RSI: «La proposta del Consiglio di Stato cerca di sistemare quanto già annunciato prima del voto, si diceva che in tempi non erano maturi. Solo il 35% dei cittadini è andato a votare, quindi così chiaro non era. È importante avere una formula chiara e condivisa».