Siccità in Ticino Conedera: «Il suolo deve riabituarsi all'acqua»

SwissTXT / red

19.8.2022

Tra le regioni più colpite dalla siccità si conta il Mendrisiotto
Tra le regioni più colpite dalla siccità si conta il Mendrisiotto
Ti-Press

La pioggia è arrivata, ma difficilmente potrà alleviare la siccità. I boschi soffrono e non tutti gli alberi riusciranno a riprendersi.

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19.8.2022

La tanto attesa pioggia alla fine è arrivata in tutta la Svizzera. Ma è stata abbondante soltanto su alcune aree, quali - in Ticino - parte del Locarnese e delle Valli di Lugano. In queste zone sull'arco di dodici ore sono caduti dai 60 ai 100 millimetri d'acqua. Altrove si è arrivati ad accumuli compresi tra 15 e 40 millimetri, come ha fatto sapere MeteoSvizzera.

Fatto sta che le precipitazioni di questi giorni difficilmente potranno alleviare la siccità. Il terreno deve infatti dapprima riabituarsi ad assorbire l'acqua. «Dopo un lungo periodo di siccità, i suoli tendono a diventare idrofobi, vale a dire che tendono a essere repellenti rispetto alla penetrazione dell'acqua piovana», spiega alla RSI Marco Conedera dell'Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio WSL.

E l'assorbimento diventa ancora più improbabile quando il suolo ormai secco è interessato da precipitazioni particolarmente abbondanti. «I pori dei terreni secchi sono ricchi di aria e quando le piogge sono intense, la grande massa d'acqua che arriva sul suolo non consente all'aria di fuoriuscire rapidamente».

Di conseguenza, l'acqua scorre in superficie, andando a gonfiare i riali, che «in certi casi causano poi danni alluvionali». Il terreno resta invece secco.

La vegetazione che soffre

Anche i boschi stanno soffrendo a causa della prolungata mancanza di pioggia. Una situazione, questa, che si presenta soprattutto nel Basso Ticino, come pure in Vallese e nel Canton Basilea campagna. Le foglie di molti alberi sono ormai ingiallite. E non è detto che tutte le piante riusciranno a riprendersi: ci vorrebbero, anche in questo caso, precipitazioni non troppo intense e continuate nel tempo. Nella calda estate del 2003, lo ricordiamo, erano morti molti esemplari di castagno.

«L'effetto delle precipitazioni sulla vegetazione boschiva dipende dal grado di sofferenza in cui si trovano gli alberi», osserva Conedera. E aggiunge: «Le piante che hanno subito solo lievi danni o ingiallimenti possono riprendersi».

Alcune specie, come la betulla o la roverella, sono abituate a gestire le siccità estive. Lo fanno con la caduta anticipata delle foglie in caso di penuria d'acqua. «Altre specie sono meno resistenti e tendono a subire avvizzimenti irreversibili delle foglie. In questi casi le piogge attuali non hanno più ormai nessun effetto benefico e bisognerà attendere la primavera prossima per vedere se anche le gemme e i rami avranno subito danni importanti», sottolinea ancora l'esperto.

Castagni e abeti rossi a rischio

Con il cambiamento climatico, in Svizzera sono sempre più frequenti eventi meteorologici estremi. Si prevede che verso la fine del 21esimo secolo i periodi di siccità estivi saranno più intensi e lunghi. E alcune specie arboree presenti nel paese non ce la faranno a sopravvivere.

«Sono più a rischio quelle che per ragioni economiche sono state impiantate o favorite fuori dalle loro condizioni ecologiche ottimali - ci dice Conedera - è in parte sicuramente il caso anche per il castagno al Sud delle Alpi, che in passato è stato spinto e coltivato pure su terreni marginali e sensibili alla siccità», dice ancora Conedera alla RSI.

Un'altra specie a rischio è l'abete rosso, impiantato alle basse quote o molto diffuso sui versanti prealpini tendenti al secco. Tale pianta potrebbe essere sempre più esposta ai «fatali attacchi di bostrico, il suo parassita specifico che predilige gli esemplari già sofferenti».

I boschi del futuro

Quali sono gli alberi resistenti a ondate di caldo e siccità? Il WSL è in cerca di una risposta: negli scorsi mesi ha infatti avviato una sperimentazione, piantando specie esotiche provenienti da regioni dal clima più secco. «In tutta la Svizzera sono state create piantagioni con piante ritenute in grado di adattarsi al clima del futuro».

Per i primi risultati bisogna attendere diversi anni, che permetteranno di comprendere «quanto gli alberi resistono in età adulta». Secondo il parere personale di Conedera, comunque, nei prossimi decenni «non vi saranno grossi scompaginamenti dei nostri boschi, se non in situazioni molto locali e a causa di eventi estremi come le siccità oppure a causa di eventuali malattie o insetti dannosi».

«Sarà però importante - conclude - riuscire a garantire una sufficiente rinnovazione al bosco, in modo da creare in modo naturale una nuova generazione di alberi che si possa adattare alle nuove condizioni di crescita».

L'Altopiano si sta «toscanizzando»

Il verde estivo che caratterizza l'Altopiano durante la stagione estiva lascia sempre più spazio alle tonalità chiare del giallo e del marrone, tipiche delle campagne toscane. Ecco dunque che nelle scorse settimane la Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio ha parlato di «toscanizzazione» dell'Altopiano elvetico.

Il motivo è da ricercare, secondo la Fondazione, nel riscaldamento ambientale, e ai prolungati periodi di caldo e siccità. Il cambiamento climatico, si legge in una nota, negli ultimi vent'anni ha così visibilmente modificato il panorama del paese.