Ticino In quattro lasciati a casa dall'azienda di spedizioni DPD

SwissTXT / pab

11.1.2022

Immagine d'illustrazione
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KEYSTONE/STEFAN MEYER

Poco meno di un anno fa, nel febbraio 2021, i dipendenti ticinesi della ditta di spedizioni DPD avevano protestato, denunciando condizioni di lavoro inaccettabili. Si parlava di ore non retribuite, pause inesistenti, ritmi di lavoro surreali conditi da salari infimi.

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Tra gli attivisti sindacali c'era anche chi parlava di mobbing e aggressioni. Oggi, martedì, UNIA denuncia il licenziamento di quattro persone e si parla proprio di altrettanti attivisti del collettivo che ha guidato le proteste.

«Con una tempistica discutibile, in data 31 dicembre, abbiamo ricevuto tutti una lettera di licenziamento», spiega ai microfoni della RSI Danilo Moro, un autista ingaggiato da una ditta esterna che lavora per DPD.

Dei 15 dipendenti licenziati 11 sono stati riassunti dalla nuova azienda, mentre appunto Danilo e altri tre colleghi sono stati lasciati a casa. DPD ha spiegato il licenziamento con la necessità di una ristrutturazione aziendale, ma per Danilo qualcosa non torna: «Sono stati assunti altri 4-5 autisti questa settimana. Quindi si è capito subito che la ristrutturazione era una bugia dalle gambe corte».

Pochi dubbi anche sull'operato dei dipendenti lasciati a piedi: «Ho ricevuto decine e decine di premi, addirittura nel 2021 sono stato sul podio per 10 volte su 12. Mi ritrovo a dover ritirare un premio da licenziato...».

UNIA parla di operazione antisindacale e lancia una petizione

Ecco perché UNIA parla di operazione antisindacale, lanciando una petizione per la reintegrazione dei lavoratori. Secondo Giangiorgio Gargantini quanto accaduto è un segnale preoccupante per chi trova il coraggio di denunciare problemi sul lavoro: «È un messaggio pericoloso, mostra la debolezza del diritto, che deve poter proteggere qualcuno che si esprime per difendere i suoi diritti, perché lo fa nel diritto di tutto e tutti».

La pressione su chi intraprende azioni sindacali si sente eccome, ammette Danilo, che però rifarebbe tutto: «Adesso il clima fra i colleghi è di terrore. Rifaremmo le stesse scelte per una questione di dignità personale. La lotta sindacale forse adesso ripartirà più tenace. È una vergogna che nel 2022 avvengano ancora fatti simili».

DPD: «Licenziamenti non riconducibili a questioni sindacali»

Martedì mattina la RSI ha contattato la sede centrale di DPD svizzera a Zurigo, chiedendo maggiori spiegazioni su questa decisione. L'azienda conferma di aver interrotto in dicembre i rapporti di lavoro con la ditta PS Trasporti perché il lavoro svolto dagli autisti negli ultimi mesi era peggiorato: gli autisti non rispettavano più le direttive, arrivando anche a minacciare i superiori.

DPD sostiene dunque che i licenziamenti non sono riconducibili a questioni sindacali, specificando di non essere nemmeno a conoscenza di quale dipendente sia affiliato a quale sindacato.

La nuova società partner, che ha riassunto gli 11 dipendenti, - aggiunge sempre DPD - si impegna a rispettare i termini del CCL firmato da DPD con i sindacati Transfair e Syndicom.