«Con alcuni colleghi abbiamo lavorato all'unisono. Abbiamo sviluppato il progetto e chiesto la convocazione di un'assemblea per discuterlo. A questo punto sono intervenute tutte le altre offerte, ma non avevano un progetto sanitario che ci ha convinto allo stesso modo o che ci ha entusiasmato, perché il progetto della clinica Luganese ci ha entusiasmato per la possibilità di mantenere e sviluppare quanto c'è alla Santa Chiara», ha detto ai microfoni della RSI.
«Riteniamo che la funzione di una struttura come questa sia la medicina di prossimità che deve essere di qualità. E crediamo che l'opzione Moncucco fosse la migliore a questo proposito, probabilmente anche la migliore anche per il personale che lavora alla clinica Santa Chiara», conclude Pedrazzini.
In ballo, ricordiamo, c'erano altre offerte più vantaggiose sotto il profilo economico, ma che non sono state in grado di convincere l'assemblea degli azionisti della clinica Santa Chiara che si è riunita venerdì. Tra gli altri pretendenti c'era anche l'Ente ospedaliero cantonale, che aveva offerto circa il doppio.
«Penso che non cambi praticamente niente rispetto alla situazione attuale», risponde Bruno Cereghetti, ex capo dell'Ufficio dell'assicurazione malattia cantonale.
«Certo, era una buona occasione per svilupparsi, ma nel commercio le cose seguono logiche proprie. L’EOC giustamente è sceso in campo tentando la propria via, ma non tutte le ciambelle escono col buco. Fa parte un po’ del gioco del mercato», conclude.