TicinoL'edilizia teme la crisi, Bagnovini: «Per lo Stato è il momento di mettere mano al borsello»
SwissTXT / red
14.10.2022
Il direttore della SSIC Ticino Bagnovini: «Negli ultimi dieci anni non abbiamo mai chiesto investimenti al pubblico. Ora però è arrivato il momento di mettere mano al borsello».
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14.10.2022, 14:13
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Il costo delle materie prime e dell'energia è alle stelle, i tassi di interesse sono alti e il contesto politico-economico a causa della guerra in Ucraina è instabile. Questa congiuntura si sta ripercuotendo anche sull'edilizia: in Germania per esempio - la notizia è degli scorsi giorni - il 17% dei cantieri è fermo. E pure in Ticino il settore vede nubi oscure all'orizzonte. E chiama alla cassa lo Stato.
«Io sono preoccupato per questo autunno. Il settore delle ristrutturazioni tiene, ma per i nuovi cantieri c'è incertezza e le riserve di lavoro diminuiscono, me lo dicono regolarmente gli impresari costruttori. Non è da escludere un calo dell’occupazione». Non usa troppi giri di parole, ai microfoni della RSI, il direttore della Società Svizzera Impresari Costruttori Sezione Ticino (SSIC TI) Nicola Bagnovini per fotografare l'attuale situazione.
«Dobbiamo cercare di invertire questa tendenza», aggiunge. «E l’unico modo - è il suo appello alle autorità cantonali - è quello di chiedere all’ente pubblico di procedere con investimenti anticiclici».
«Negli ultimi dieci anni non abbiamo mai chiesto investimenti al pubblico perché l’edilizia andava talmente bene che non ce n’era bisogno. Ora però è arrivato (per lo Stato, ndr) il momento di mettere mano al borsello», prosegue il direttore della SSIC TI.
Cosa chiede l'edilizia ticinese?
In pratica, cosa chiede l'edilizia ticinese? «Bisogna anticipare gli interventi necessari per gli edifici pubblici più vecchi in un’ottica di rinnovamento energetico, risparmio e sviluppo sostenibile», spiega ancora all'emittente di Comano.
«Inoltre aspettiamo i grandi cantieri, come il tram-treno nel Luganese». Ed in questo senso «due settimane fa - rivela Bagnovini - ci siamo trovati con il direttore del Dipartimento del Territorio Claudio Zali. È preoccupato quanto me. E ha promesso una reazione».
Ma non è tutto. «La nostra richiesta - conclude - è quella di far capo, quando possibile, all’incarico diretto e alla procedura ad invito. Questo permette di comprimere la fase di aggiudicazione e di evitare ricorsi e lungaggini».