Politica COVID-19: Gobbi lancia qualche frecciatina a Berna

ATS / pab

18.7.2020 - 09:12

Source: keystone

Norman Gobbi ha parlato della collaborazione tra il Ticino e la Confederazione durante la crisi, non risparmiando alcune critiche. 

La collaborazione tra il Ticino e la Confederazione non è sempre stata ottimale al culmine della pandemia di Covid-19: «Berna ha spesso reagito troppo tardi», ha detto il presidente del Consiglio di Stato ticinese Norman Gobbi al Blick.

«A volte bisogna andare in trincea per comprendere appieno la situazione. Da Berna risulta più difficile», ha aggiunto il presidente del Governo ticinese, che ha criticato anche i tempi di alcune comunicazioni: «Abbiamo saputo delle decisioni solo poco prima della conferenza stampa». 

In seguito, in Ticino i telefoni squillavano senza tregua, perché le informazioni non sempre corrispondevano alle spiegazioni ricevute.

Berna ha ascoltato il Ticino

Gobbi osserva tuttavia che il Ticino, primo cantone vittima della pandemia, è stato finalmente ascoltato a Berna e il Consiglio federale ha poi fatto molto per proteggere i dipendenti e i datori di lavoro. E grazie alla finestra di crisi è stato possibile adottare ulteriori misure.

Come insegnamento dalla crisi, Gobbi ritiene che «la legge sulle epidemie non andrebbe applicata in modo uniforme» nel Paese, perché «le catastrofi naturali e i disastri tecnici sono raramente un problema nazionale».

La Svizzera non era sufficientemente preparata

Il presidente del governo ticinese osserva pure che la Svizzera non era sufficientemente preparata ad affrontare il coronavirus. «Non solo la Confederazione e i Cantoni non hanno incluso sufficienti dispositivi di protezione nella loro pianificazione, ma ciò vale anche per gli ospedali, le case di cura e altre istituzioni. Nessuno di noi aveva in casa le 50 mascherine protettive da conservare per le emergenze», afferma Gobbi.

Il politico ticinese critica inoltre il fatto che i locali notturni sono stati aperti troppo presto dal governo federale. Per questo, «molti cantoni hanno dovuto correggere la decisione».

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