La pandemia ha inciso pesantemente sull'operato di chi si occupa della cura e assistenza a domicilio, gli enti Spitex che si sono presi cura della maggioranza dei ticinesi che hanno contratto il virus e sono stati curati tra le mura domestiche.
Ma non è stato solo il coronavirus a impegnare gli operatori, come conferma ai microfoni della RSI il coordinatore della conferenza dei direttori dei servizi pubblici Stefano Gilardi: «In un certo senso ha portato a esaltare tutte le capacità potenziali dei servizi di cura a domicilio. Ci sono stati pazienti oncologici, di norma seguiti dagli ambulatori di oncologia, messi in parte a beneficio delle nostre cure e abbiamo dovuto curare maggiormente a domicilio casi più complessi».
Gilardi sottolinea poi il ruolo ricoperto dalle diverse figure professionali: «Hanno potuto soddisfare le attese, appianando anche una certa ritrosia di alcuni utenti che avrebbero potuto vedere come «untori» gli operatori sanitari a domicilio. E questo riducendo per di più il rischio di contagio… abbiamo avuto davvero pochissimi collaboratori che sono risultati positivi, e di questi 4-5 persone non sappiamo nemmeno se sono stati infettati lavorando o in altre situazioni».
Balestra: «Serve maggiore controllo regionale»
Ad ogni modo, al motto «Grazie, Spitex» il settore chiede che l'operato sia riconosciuto come è successo per medici e infermieri, e guarda al futuro proponendo una diversa organizzazione con un maggiore controllo comunale. I comuni coprono infatti l'80% del deficit degli spitex, il Cantone il restante 20%. Eppure l'attribuzione dei mandati viene decisa a Bellinzona.
Una situazione non ottimale secondo il vicepresidente di Spitex Svizzera Gabriele Balestra: «Politicamente ogni tanto si parla di costituire un ente delle case anziani oppure degli Spitex, ma avrebbe poco senso e andrebbe in contrasto con il concetto di ‘rete integrata’. Piuttosto bisognerà sviluppare delle entità regionali che raggruppino case anziani, aiuto domiciliari, enti d’appoggio, centri diurni e notturni. Il grande vantaggio sarebbe poter coordinare meglio il bisogno dell’utente, oltre a creare parecchie sinergie che consentirebbero un certo risparmio ed una certa efficienza, che potrebbero venire reinvestiti a favore di maggiori prestazioni per l’utenza».
In Ticino un esempio di questo tipo c'è già, anche se in una piccola realtà: il centro sociosanitario di Cevio. Grazie a un maggior controllo dei comuni si spera anche di frenare l'aumento dei costi che negli spitex pubblici, già controllati dai comuni, è inferiore che in quelli privati.