Fatti del 2018Truffa dei vini, «un'asta sleale» per il presidente di Ticinowine
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23.6.2023
Il presidente di Ticinowine, Andrea Conconi, non nasconde l'amarezza per la decisione presa dalla Corte delle assise criminali
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23.06.2023, 22:00
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«Se fosse stato un altro prodotto - come vestiti o orologi - sicuramente sarebbe stato distrutto senza problemi». Così Andrea Conconi, direttore di Ticinowine, commenta alla RSI la decisione odierna della Corte delle assise criminali di Lugano di mettere all'asta il vino dal marchio contraffatto.
Il vino, che veniva venduto un po’ in tutta la Svizzera e in Italia spacciato per un prodotto di alta qualità, ha reso ai cinque imputati un guadagno di un milione e mezzo di franchi in un paio d'anni. Fino al 2018, quando la vicenda venne alla luce.
Spacciato per un prodotto di alta qualità, veniva venduto un po’ in tutta la Svizzera e in Italia, rendendo ai cinque imputati un guadagno di un milione e mezzo di franchi in un paio d'anni. Fino al 2018, quando la vicenda venne alla luce.
Trattandosi di un genere alimentare, si è deciso evitare un inutile spreco. Conconi capisce , ma insiste ai microfoni della RSI: «Resta pur sempre un vino che è stato fatto per essere contraffatto con un’etichetta».
Problema economica e di trasparenza
Sullo sfondo vi è poi anche un problema di tipo economico: le bottiglie dovranno essere stappate, sarà necessario rimuovere l’etichetta, smaltire il vetro e tutto quello che segue la normale filiera di produzione. «Se dipendesse da me non offrirei più di 10 centesimi a bottiglia» riferisce Conconi alla RSI.
«Il lavoro che attende l'aquirente, sinceramente è tanto. Soprattutto perché non si sa come lo si potrà poi rivendere». Che etichetta e denominazione spetteranno infatti al vino in questione?
Inoltre un altro interrogativo avanza, ovvero che impatto avrà l'asta nel mercato locale. Si parla infatti di 30'000 bottiglie «che andranno a fare concorrenza molto sleale ai nostri vini ticinesi» riporta la RSI.
Infine, per Conconi l'operazione manca di trasparenza. Probabilmente ad accappararsi il lotto sarà un grosso rivenditore. «Lui sa che cosa acquista, ma non è detto che dopo l’imbottigliamento il consumatore finale ne sarà informato».