Tra poche settimane in Ticino inizierà la raccolta delle castagne: l'anno scorso si erano raggiunte le 58 tonnellate e anche quest'anno le prospettive sembrano buone.
Andar per castagne significa anche mantenere in salute le selve castanili e valorizzare una tradizione che si perde nei secoli.
La coltivazione dei Castagni è antica, spiega Bernardino Croci Maspoli, socio fondatore del museo etnografico del Malcantone, ai microfoni della RSI: «Evidenze archeologiche dimostrano come il castagno fosse diffuso in epoca pre-cristiana nelle valli Sud-alpine; la sua coltivazione e il suo sfruttamento sono veramente antichi».
L'albero per antonomasia. Pregiato per il suo legno e con un frutto gustoso declinabile in diverse pietanze. Addirittura anche le bucce il fogliame erano utilizzati, ad esempio, come strame o come tintura di protezione delle reti da pesca. Ai primi del '900 fungevano anche da moneta suonante.
Una superficie di circa 17'000 ettari
«C'era anche una piccola economia legata al castagno, cose che oggi non si ricordano quasi più, pensiamo allo jus plantandi, al fatto che l'albero di castagno era proprietà di una singola famiglia. Oggi non ha più senso possedere un castagno, però è pur vero che in determinate selve castanile è buona cosa non entrare a raccogliere castagne, perché si tratta di selve o di singoli alberi di privati», sottolinea Croci Maspoli.
Oggi non si parla più di baratto o di mercato della castagna, ma piuttosto di rivalutazione del prodotto e salvaguardia delle selve. Parliamo di una superficie di circa 17'000 ettari, anche grazie alla spinta dell'associazione dei castanicoltori della Svizzera italiana, fondata nel 1999.
«Se una selva è curata è bello poi andare a raccogliere le castagne. Migliaia di tonnellate di castagne marciscono tutti gli anni nei nostri boschi. È una bella cosa, anche dal punto di vista turistico, che la gente le raccolga per gustarsele», dice Croci Maspoli.
Oggi si rinnova l'invito a portare ciò che non si consuma privatamente ai centri di raccolta cantonali a Cadenazzo, Biasca, Vezia e Stabio così da rimettere sul mercato nazionale gustosi prodotti naturali a base di questo prezioso frutto.