Votazioni Aiuti media: in forse credibilità settore, favoriti grandi editori

cp, ats

5.1.2022 - 12:19

Per il comitato apartitico che ha lanciato il referendum, il pacchetto media va a vantaggio soprattutto dei grandi editori.
Per il comitato apartitico che ha lanciato il referendum, il pacchetto media va a vantaggio soprattutto dei grandi editori.
Keystone

Il pacchetto di aiuto ai media, approvato dal Parlamento nel giugno scorso, e sul quale si voterà il 13 di febbraio, è una polpetta avvelenata: il grosso dei soldi andrà infatti ai grandi editori, con un'ulteriore marginalizzazione delle piccole testate.

Parola del comitato apartitico che ha lanciato oggi ufficialmente la campagna per il referendum contro questa legge la quale, oltretutto, facendo aumentare la dipendenza dalla politica, rappresenta un duro colpo alla credibilità del settore.

Per Philipp Gut, giornalista e storico, già alle dipendenze della Weltwoche, la votazione di febbraio è, a suo parere, una delle più importanti degli ultimi anni poiché ne va della credibilità dei media quale cane da guardia degli altri poteri dello Stato. Il rischio è che i media diventino il megafono del governo, ha sostenuto davanti ai giornalisti.

Peter Weigelt, presidente del comitato ed ex consigliere nazionale PLR di San Gallo, ha criticato nel suo intervento le «fake news» diffuse dal Consiglio federale e dall'amministrazione, secondo cui un «no» al pacchetto sarebbe una catastrofe per i piccoli giornali. Diversamente da quanto affermato da Simonetta Sommaruga, dal 2010 non sono scomparsi decine e decine di titoli, bensì solo una manciata. A suo parere, dei 150 milioni di franchi previsti, ben il 70% – 115 milioni – andranno nella tasche dei grandi editori (una decina, anche se sono stati tenuti in considerazione i maggiori, ossia NZZ, Tamedia, CH Media e Ringier), cementando in questo modo la loro posizione monopolistica, tutto il contrario di quanto afferma il governo secondo cui tale pacchetto dovrebbe invece promuovere la diversità del settore.

Questi grandi gruppi ne approfittano anche perché sono i soli che pubblicano dei domenicali – che verrebbero sostenuti per la distribuzione mattutina, n.d.r – e hanno pagine web a pagamento. Per quanto attiene ai piccoli giornali, un «no» alle urne non modificherebbe la situazione attuale, poiché potrebbe continuare a beneficiare dell'aiuto indiretto alla stampa esistente, ha fato presente Weigelt

Per l'ex consigliere nazionale PLR Hans-Ueli Bigler, direttore dell'Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM), il pacchetto dei media distorce la concorrenza poiché avvantaggia soprattutto i grandi editori quotati in borsa, e che negli ultimi anni hanno guadagnato una fortuna, a scapito dei piccoli. L'argomento che esso favorisca la diversità del panorama mediatico elvetico è quindi «ipocrita». Quanto all'aiuto concesso ai media per favorire la transizione digitale, quest'ultima è già una realtà da anni e non si capisce come mai, secondo Bigler, tale sostegno non venga dato ad altri settori, come la logistica, alle prese con la stessa sfida.

Il sostegno diretto ai media online, oltretutto, rappresenta a suo parere la rottura di un «tabù», giacché finora, per ragioni politiche, si è preferito l'aiuto indiretto proprio per non intaccare l'indipendenza dei media, non più garantita a suo parere col nuovo pacchetto votato dal parlamento. In caso di «si» alle urne aumenterebbe la dipendenza del settore dallo Stato, come anche la brama di ulteriori sostegni finanziari da parte di altri settori.

Secondo Evelyn Motschi dei giovani PLR, il pacchetto a favore dei media non farà che cementare la situazione attuale, marginalizzando ulteriormente i piccoli players. A suo avviso, inoltre, verrebbe ostacolata l'innovazione, giacché i media online sostenuti sarebbero solo quelli fruibili con abbonamento. A farne le spese sarebbero anche i giovani, che non sempre possono permettersi di pagare. Insomma, il pacchetto dei media è, a suo avviso, già vecchio prima ancora di una sua eventuale entrata in vigore.

Il progetto del parlamento

Nel corso dei dibattiti alle camere, il sostegno ai media è stato giudicato necessario a causa dell'importanza che essi occupano in democrazia, specie in un Paese come la Svizzera che conosce un ampio uso degli strumenti di partecipazione diretta alla politica. Oltre a dover far fronte all'avanzata dei media online e delle mutate abitudini di consumo di notizie da parte della popolazione, il settore è confrontato con le ripercussioni negative della pandemia che hanno avuto un impatto sulle entrate pubblicitarie, già in calo da anni a causa dell'attrattiva esercitata dai grandi attori del settore, come Facebook o Google.

Vista anche la facilità con la quale si diffondono le «bufale» nell'etere o sul web, un stampa di qualità contribuisce a preservare la fiducia del pubblico evitando nel contempo un impoverimento dell'offerta, sempre più concentrata in poche mani.

120 milioni alla stampa, 30 all'online

Ciò spiega, agli occhi della maggioranza, l'incremento dei mezzi finanziari messi a disposizione del settore. Per i media online, il parlamento ha previsto 30 milioni di contributi federali, mentre altri 120 milioni sono destinati al finanziamento indiretto della stampa mediante tariffe di favore per la spedizione.

Per quanto attiene ai media elettronici, il Parlamento ha deciso di fissare al 60% del giro d'affari la percentuale massima del contributo. La Confederazione potrà sostenere finanziariamente istituti che propongono in modo continuativo offerte di formazione e formazione continua a orientamento pratico per chi opera nelle redazioni dei media elettronici. I diplomi rilasciati da questi istituti devono essere riconosciuti dal settore.

Per quanto riguarda gli aiuti indiretti alla stampa sono previsti 80 milioni, di cui 30 milioni destinati alla stampa associativa e delle fondazioni e 50 milioni a giornali e periodici in abbonamento. A tale somma si aggiungono 40 milioni per la distribuzione mattutina di domenica di settimanali e quotidiani (totale globale: 120 milioni).

Il progetto stabilisce, tra l'altro, che la quota parte del canone radio-tivù ai privati aumenti: il parlamento l'ha fissata tra il 6 e l'8%, invece del 4-6% di oggi. Per quanto riguarda il sostegno ai giornali con riduzioni sulla spedizione, il lasso di tempo previsto sarà di 7 anni. Per i media online tale periodo è stato fissato a 4 anni.

Sostegno alle agenzie

Il plenum ha anche deciso di fissare in maniera più precisa le prestazioni delle agenzie di stampa di respiro nazionale che hanno diritto a un sostegno finanziario. Si tratta di garantire un'offerta equivalente in tedesco, francese e italiano e di vietare la distribuzione di dividendi durante il periodo dell'attribuzione del sostegno finanziario.

I deputati non hanno invece voluto che la Confederazione sostenesse finanziariamente l'attuazione di buoni media destinati ai giovani. Se l'idea è allettante, i dettagli di questa proposta – presentata all'ultimo momento – sono ancora troppo vaghi, in particolare per quanto riguarda la questione del finanziamento.

cp, ats