Votazioni Al burqa toccherà la stessa sorte del minareto?

18.2.2021

Il 7 marzo, l'elettorato svizzero deciderà in merito alla cosiddetta iniziativa anti-burqa. Nella foto una donna che indossa il niqab.
Il 7 marzo, l'elettorato svizzero deciderà in merito alla cosiddetta iniziativa anti-burqa. Nella foto una donna che indossa il niqab.
Keystone

Proprio mentre il coronavirus ci costringe a indossare quotidianamente la mascherina, la Svizzera è chiamata a votare in merito al divieto di coprirsi il volto nei luoghi pubblici, la cosiddetta iniziativa anti-burqa.  Facciamo il punto della situazione. 

Sembra paradossale: proprio in tempo di coronavirus, quando è necessario indossare la mascherina tutti i giorni, l'elettorato svizzero dovrà votare, il prossimo 7 marzo, in merito al divieto di coprirsi il volto nei luoghi pubblici. Il dibattito, sinora, appare carico di emozioni ed è spesso incentrato sui diritti delle donne. 

In cosa consiste l'iniziativa?

L'iniziativa popolare «Sì al divieto di dissimulare il proprio viso» mira a ottenere che nessuno possa occultare il proprio volto nei luoghi pubblici in Svizzera. A tal fine, inoltre, nessuno dovrebbe poter essere costretto a coprirsi il viso.

Un simile divieto non sarebbe una novità in Svizzera. In alcuni cantoni, in particolare in Ticino e San Gallo, esistono già divieti di dissimulare il viso. Inoltre, in Stati europei come la Francia, la Danimarca e i Paesi Bassi vige il divieto di indossare un velo integrale.

In che modo il divieto può coesistere con la mascherina?

Secondo il testo dell'iniziativa, sono possibili eccezioni al divieto di dissimulare il volto per motivi di salute, sicurezza, condizioni climatiche e usanza nazionale. Pertanto, la mascherina sarebbe consentita anche in caso di approvazione dell'iniziativa poiché attualmente indossata come protezione dal coronavirus.

Perché si parla anche di iniziativa anti-burqa?

Benché il divieto di dissimulare il volto riguardi tutte le persone che vivono in Svizzera, quindi anche gli ultrà, il dibattito è innanzitutto incentrato sulle donne che indossano il burqa o il niqab. L'iniziativa popolare, dunque, viene indicata anche come iniziativa anti-burqa.

Dietro la proposta c'è il Comitato di Egerkingen, riunito intorno a Walter Wobmann, Consigliere nazionale dell'UDC di Soletta che ha avuto successo nel 2009 con il divieto dei minareti. Wobmann non fa certo mistero della sua posizione in prima linea per quanto riguarda il burqa. «Il velo integrale, proprio come il minareto, rappresenta un simbolo dell'estremismo islamico, che non trova posto qui», ha dichiarato durante un dibattito parlamentare.

Quanto è diffuso il burqa in Svizzera?

Gli oppositori della proposta hanno già più volte sollevato la questione relativa all'entità del problema che si desidera risolvere con il divieto di dissimulare il proprio viso. Di fatto, non sono disponibili dati statistici relativi a tutta la Svizzera per quanto riguarda l'utilizzo del burqa o del niqab.

Trasponendo i dati francesi sulla Svizzera, secondo il Consiglio federale, a indossare il velo integrale sarebbero tra le 95 e le 130 donne. Secondo il governo, però, il numero effettivo di donne che vivono qui potrebbe essere molto più elevato, in quanto la grande maggioranza delle musulmane svizzere proviene da Paesi in cui il velo integrale è inusuale.

Chi è favore e chi è contrario?

A favore del divieto di dissimulare il volto si schiera l'UDC, ma anche alcuni rappresentanti di PPD, PBD e PE appartengono ai sostenitori del sì. Ritengono che il divieto liberi le donne dall'oppressione religiosa, che non trova posto in uno Stato di diritto. «La velatura del corpo è un segno dell'isolamento e dell'inferiorità delle donne», dichiara Barbara Steinemann, Consigliera nazionale dell'UDC.

Contro l'iniziativa, invece, si schierano PS, Verdi, PLR e PVL. Secondo il contingente di sinistra, l'UDC strumentalizzerebbe la parità delle donne per i propri scopi. Secondo i Verdi, la proposta rappresenterebbe un voto contro i musulmani. Inoltre, l'iniziativa sarebbe superflua: se si obbligasse qualcuno a coprirsi con il velo, già ora si incorrerebbe nel reato di coercizione.

Qual è l'opinione del Consiglio federale sul divieto di dissimulare il viso?

Nel corso della sua carica al Governo cantonale di San Gallo, la ministra della giustizia Karin Keller-Sutter (PLR) si è battuta con successo per ottenere un divieto di occultamento del volto. La Consigliera federale si schiera ora contro un simile divieto a livello nazionale. Nessuna incoerenza, secondo lei, in quanto per il Consiglio federale si tratta soprattutto di non sconfinare nelle competenze dei cantoni. Il governo non sarebbe contrario al divieto di per sé.

Inoltre, secondo Karin Keller-Sutter, inserire disposizioni relative all'abbigliamento nella costituzione non sarebbe compatibile con i valori liberali della Svizzera. «Una società forte e liberale non ha bisogno di divieti per mettere in atto i propri valori.» Pertanto, il Consiglio federale ha studiato una controproposta indiretta, che entrerà in vigore qualora l'iniziativa venga respinta.

Qual è l'obiettivo della controproposta indiretta?

La controproposta indiretta, già approvata dal Parlamento, prevede che chi debba identificarsi di fronte alle autorità o sui mezzi di trasporto pubblici in Svizzera sia legalmente tenuto a mostrare il viso. La competenza in materia di divieto di dissimulazione del volto rimarrebbe ai cantoni.

Inoltre, si è tenuto conto del fatto che il dibattito riguarda anche temi di uguaglianza. La Legge sugli stranieri e la loro integrazione, pertanto, dovrebbe stabilire che i cantoni, nell'ambito della promozione di programmi di integrazione, tengano in considerazione le particolari esigenze di donne, bambini e adolescenti. Inoltre, dovrebbero essere realizzati programmi di sostegno volti a migliorare la parità tra uomo e donna al di fuori della sfera professionale.

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