Il caso si estende Anche degli svizzeri coinvolti nello scandalo delle «pensioni naziste»

pab

27.2.2019

I binari della ferrovia che portavano i treni all'entrata di Auschwiz-Birkenau, il centro di concentramento e di sterminio più grande del Terzo Reich, situato a una cinquantina di chilometri ad ovest di Cracovia, Polonia.
I binari della ferrovia che portavano i treni all'entrata di Auschwiz-Birkenau, il centro di concentramento e di sterminio più grande del Terzo Reich, situato a una cinquantina di chilometri ad ovest di Cracovia, Polonia.
DPA / Daniel Naupold / archivio 

Più di 2'000 persone nel mondo ricevono una «pensione per nazisti». In Svizzera sono 49. L'associazione romanda La Coordinazione intercomunitaria contro l'antisemitismo e la diffamazione (CICAD), s'è detta scioccata ai microfoni della RTS.

Il parlamento belga, che ha riaperto il dossier nel 2016, ha chiesto la settimana scorsa alla Germania di cessare i versamenti da Berlino per le pensioni d'invalidità agli anziani combattenti belgi che collaborarono con il regime nazista tra il 1939 e il 1945.

Ma il dossier non si limita al Belgio. Secondo il giornale germanico «Bild», lo scandalo va molto oltre: sono in effetti 2'033 le persone, sparse in oltre 50 Paesi, a beneficiare di questa pensione per nazisti. In dettaglio: 573 in Polonia, 250 negli Stati Uniti e 121 in Canada. Ma anche 54 in Francia e 49 in Svizzera.

Secondo le cifre stimate dal giornale Le Temps, che ha rilanciato il tema alle nostre latitudini, queste persone riceverebbero fino a 1'400 franchi al mese, come gratifica per il loro impiego, che esso sia stato volontario o meno, durante la guerra.

In vigore dal 1941

Siccome la Germania si rifiuta di comunicare la lista dei beneficiari di questa prestazione creata da Adolf Hitler nel 1941, le pensioni non sono soggette a nessuna imposta, secondo quanto dichiarato da tre deputati belgi all'origine dello scandalo.

Hitler aveva introdotto questa disposizione per aumentare gli effettivi dell'esercito poco prima di invadere la Russia. Aveva quindi cercato nei Paesi occupati collaborazionisti pronti a integrare le sue truppe. I volontari avrebbero ottenuto la nazionalità tedesca.  In caso fossero stati feriti in guerra avrebbero beneficiato di una rendita d'invalidità.

Nel 1945 gli Alleati annullarono molti decreti nazisti durante la conferenza di Postdam, ma non quest'ultimo. Malgrado qualche modifica apportata nei decenni successivi la disposizione è dunque ancora applicata e applicabile ai giorni nostri.

La CICAD si dice scioccata

In Svizzera, la Coordinazione intercomunitaria contro l'antisemitismo e la diffamazione  (CICAD) è sotto choc: «Sono sorpreso e scioccato che nel 2019 si torni ancora a parlare di pensioni versate a persone che hanno partecipato allo sforzo nazista, così come del fatto che, alla fine della guerra, si sia potuto decidere di versare une rendita alle persone protagoniste del massacro» denuncia il suo segretario generale Johanne Gurfinkiel ai microfoni del telegiornale romando della RTS.

Il tema non interessa i politici svizzeri?

Versare delle allocazioni d'invalidità a chi ha partecipato volontariamente o meno al nazismo? La domanda spacca la Germania da oltre 60 anni. Finora tutti i tentativi di revisione del sistema sono falliti, ricorda la RTS.

In Belgio il dossier è stato riaperto dal Parlamento nel 2016. Una proposta di risoluzione per mettere fine a questa pratica è stata depositata. Il testo è stato firmato mercoledì scorso dai deputati belgi.

In Francia, sempre secondo la RTS, alcuni gruppi parlamentari dell'Assemblea stanno prendendo in esame il problema di queste pensioni. In Svizzera invece i politici non si sono ancora interessati alla faccenda.

La Svizzera in immagini

Tornare alla home page