«È stato commesso un errore. La cosa più importante è rendersene conto e correggerlo il prima possibile, e questo è stato fatto», ha detto Berset in un'intervista al programma «10 vor 10» della televisione svizzerotedesca SRF, di cui è stata fornita un'anticipazione online.
Ora si tratta di apportare correttivi. Il caso avrà anche conseguenze organizzative in seno all'UFSP. Va però anche tenuto presente che l'Ufficio è sotto pressione e riceve centinaia di richieste giornaliere da parte della stampa, ha aggiunto Berset.
Venerdì scorso, lo ricordiamo, l'UFSP ha pubblicato una tabella in base alla quale il rischio di infezione è maggiore nei locali notturni e nei ristoranti. Domenica, l'ufficio ha corretto le affermazioni e ha dichiarato che la maggior parte dei contagi avviene all'interno dei nuclei famigliari.
Spetta ai cantoni valutare la situazione locale e agire
Per quanto riguarda le misure più severe adottate da alcuni cantoni per combattere il coronavirus, per il ministro non si tratta di «cacofonia»: il Consiglio federale ha stabilito regole valide per tutta la Svizzera, ad esempio per i trasporti pubblici, ma spetta ai cantoni valutare la situazione locale e agire di conseguenza quando il numero di infezioni aumenta.
E lo stanno facendo bene, secondo Berset. A suo avviso ci sono cantoni in cui un rafforzamento delle misure non si giustifica.
Ginevra, per esempio, ha reagito bene all'aumento dei casi chiudendo le discoteche e imponendo rapidamente l'uso di maschere. Questo dimostra che il federalismo funziona. La decisione di far indossare maschere agli alunni è anch'essa una questione che riguarda i cantoni.
Tutta la popolazione deve continuare a fare uno sforzo, rispettando le distanze e le misure igieniche: «Non ci libereremo del virus così rapidamente come vorremmo», ha concluso il consigliere federale.