Epidemia Covid-19: appello degli specialisti a proseguire con gli sforzi

mc, ats

9.12.2020 - 15:28

Patrick Mathys, capo della Sezione gestione delle crisi e collaborazione internazionale dell'UFSP
Patrick Mathys, capo della Sezione gestione delle crisi e collaborazione internazionale dell'UFSP
Keystone

«Dobbiamo fare ancora uno sforzo» per contenere la diffusione del coronavirus perché la situazione peggiora. Gli esperti della Confederazione, nell'odierno incontro con la stampa, hanno nuovamente lanciato un appello alla popolazione a ridurre i contatti sociali .

«Non abbiamo raggiunto l'obiettivo che ci eravamo prefissati di ridurre significativamente le infezioni prima delle feste», ha ricordato Patrick Mathys, capo della Sezione gestione delle crisi e collaborazione internazionale dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). Il numero di infezioni ristagna ad un livello elevato quasi in tutta la Svizzera e il tasso di incidenza è di 600 casi ogni 100.000 abitanti. Anche il tasso di positività dei test effettuati quotidianamente è ancora troppo vicino al 20%, ha aggiunto.

Incidenza più elevata in Ticino e a San Gallo

I cantoni con le più alte incidenze sono attualmente il Ticino e San Gallo. Gli sforzi compiuti in Romandia hanno dato i loro frutti in un primo tempo, ma ormai anche lì il calo delle infezioni si è stabilizzato e non esiste più una regione dove si osserva una diminuzione significativa.

Rispetto alla prima ondata, quella attuale ha contabilizzato più infezioni, più ricoveri e più vittime ed è possibile che si registri un nuovo aumento durante le feste. Attualmente tre quarti dei posti nei reparti di cure intensive è occupato, ci sono ancora letti disponibili, ma se i casi aumentano ci troveremo in una situazione critica. «Dobbiamo tutti essere coscienti che è necessario ridurre le infezioni, in caso contrario in gennaio potremmo essere costretti a chiudere di nuovo», ha concluso Mathys.

Misure rigorose riducono i contagi

Misure uniformi e rigorose possono ridurre i contagi, come dimostrato nel cantone di Ginevra, ha spiegato Martin Ackermann, capo della task force scientifica federale. Il tasso di riproduzione del virus è nettamente superiore al valore di 0,78 e il pericolo di una crescita esponenziale dei casi è grande, ha detto.

Tre fattori attualmente contribuiscono ad aggravare i rischi: l'abbassamento delle temperature che porta la gente a stare più all'interno, le festività che aumentano le interazioni fra le persone e il turismo invernale che fa crescere la mobilità fra cantoni.

Per quanto riguarda l'imminente arrivo del vaccino, Ackermann ha sottolineato che tutti sperano nella possibilità di vaccinarsi al più presto, «ma prima che questo accada, dobbiamo muoverci rapidamente e coerentemente in una direzione diversa» e far abbassare i numeri dei contagi.

L'impegno di tutti è importante

«Ci troviamo in un momento delicato della seconda ondata», gli ha fatto eco il medico cantonale basilese Thomas Steffen, membro del consiglio dell'Associazione dei medici cantonali. Bisogna liberarsi dei pensieri che scoraggiano l'impegno individuale, che Steffen chiama «killer di energia». Uno di questi, ad esempio, è l'impressione «io ci provo, ma gli altri no», oppure la convinzione che tutti siano fondamentalmente egoisti o la rassegnazione di fronte a una situazione così complicata.

«Nonostante tutta la stanchezza generata da questa situazione, è importante che tutti remino nella stessa direzione, che ci sia la consapevolezza di una sfida comune», ha aggiunto. «Il contributo di ognuno per evitare il collasso del sistema sanitario è estremamente importante».

Il personale medico è sotto pressione «verosimilmente da troppo tempo» e l'esercito da ormai 36 giorni è al suo fianco, ha ricordato il brigadiere Raynald Droz, capo di stato maggiore del Comando operazioni. Dal 4 novembre i militari sono intervenuti in otto cantoni, fra cui il Ticino, e da lunedì sarà operativo anche a Sciaffusa. Le richieste di sostegno sono state 53, di cui 23 accolte, e in totale sono stati impiegati 700 militari e 350 volontari. Attualmente sono ancora attivi 630 militi, ma l'obbiettivo per le feste è essere impegnati soprattutto con volontari e ridurre il numero di soldati, ha detto Droz.

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