Parlamento Covid-19, no al voto da casa per i parlamentari assenti

cp, ats

10.11.2020 - 16:01

Votare da casa ai tempi del coronavirus non dev'essere consentito ai parlamentari.
Votare da casa ai tempi del coronavirus non dev'essere consentito ai parlamentari.
sda

La presenza «fisica» dei deputati alle sedute parlamentari è necessaria per poter votare sui dossier.

L'idea di concedere tale diritto agli assenti a causa della pandemia non piace, anche se di misura, alla Commissione delle istituzioni politiche degli Stati (CIP-S), che ha respinto per 7 voti a 6 un'iniziativa parlamentare dell'omologa commissione del Consiglio nazionale.

L'iniziativa chiede di dare ai parlamentari assenti a causa della pandemia di Covid-19 la possibilità di votare da casa. Per la CIP-S, il processo parlamentare non si limita alle votazioni, ma comprende anche i dibattiti precedenti e gli scambi tra i deputati per i quali è necessaria la presenza fisica.

Questo «no» della CIP-S, precisa una nota odierna dei servizi parlamentari, impedisce all'omologa commissione di elaborare un progetto per la partecipazione virtuale al voto.

Deputate, IPG anche se in aula

Sempre nel corso della sua seduta, la CIP-S ha dato seguito a tre iniziative cantonali inoltrate da Zugo, Basilea Campagna e Lucerna volte a modificare la legge sulle indennità di perdita di guadagno (IPG), affinché le parlamentari non perdano il diritto a tale indennizzo se durante il congedo maternità partecipano – anche solo sporadicamente – alle sedute del Parlamento.

Attualmente, l'ordinanza sulle IPG stabilisce che, in caso di maternità, il diritto all'indennità si estingue il giorno in cui la madre riprende l'attività lucrativa – tra cui figura anche il mandato politico – indipendentemente dal grado di occupazione. Ne consegue che una deputata perde il diritto all'indennità di maternità anche per la sua attività professionale principale se durante il congedo maternità partecipa alle sedute del Parlamento.

La CIP-S crede che le disposizioni vigenti non debbano impedire alle deputate elette dal Popolo di esercitare il loro mandato; la situazione odierna è insoddisfacente non soltanto per le donne interessate ma anche per l'istituzione del Parlamento e per gli elettori.

Mozioni, evitare il «tutto o nulla»

In futuro, sempre secondo la CIP-S, nell'ambito dell'appianamento delle divergenze tra i due rami del Parlamento una camera dovrebbe poter avere la possibilità di confermare la propria decisione di accogliere una mozione nella sua versione iniziale.

Attualmente, secondo la Legge sul Parlamento che si vorrebbe modificare come auspicato da un'iniziativa parlamentare del «senatore» Beat Rieder (PPD/VS), quando una mozione è stata accolta dalla Camera prioritaria e in seguito modificata dalla seconda Camera, le uniche opzioni di cui dispone la prima sono di accogliere questa modifica in seconda lettura o di respingere definitivamente la mozione nella sua totalità. Il plenum non può decidere insomma di mantenere il testo iniziale dell'atto parlamentare.

Secondo la CIP-S, occorre accordare questa possibilità supplementare alla Camera prioritaria affinché quest'ultima disponga di una scelta diversa da quella del «tutto o niente». Se da un lato questo introdurrà, in alcuni casi, un'ulteriore fase nella procedura di appianamento delle differenze, dall'altro l'aumento del tempo necessario per trattare le mozioni non è eccessivo.

Un progetto in tal senso dalla CIP-S sarà sottoposto al Consiglio federale per parere prima di essere esaminato dal plenum, probabilmente già durante la sessione primaverile 2021.

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