SessioneSì all'importazione di foie gras, ma con dichiarazione del metodo d'allevamento
cp, ats
15.6.2023 - 16:17
Al posto di un divieto d'importazione di foie gras ottenuto mediante alimentazione forzata («gavage»), la Svizzera dovrebbe optare per una dichiarazione obbligatoria sul metodo di allevamento
cp, ats
15.06.2023, 16:17
15.06.2023, 16:25
SDA
Lo ha deciso oggi il Consiglio degli Stati che ha approvato (19 voti a 18), in forma modificata, una mozione del Consiglio nazionale che perorava il divieto di importazione «tout court», appellandosi al benessere animale.
Nel suo atto parlamentare, il democentrista sostiene come non sia più accettabile che gli animali – per il discutibile piacere di singoli individui – debbano subire enormi e inutili tormenti. Haab ha ricordato come in Svizzera la produzione sia vietata da oltre 40 anni.
Un'argomentazione, quest'ultima, ripresa in aula dalle deputate ecologiste Maya Graf (BL) e Céline Vara (NE), cui ha dato man forte l'indipendente – ma membro del gruppo UDC – Thomas Minder di Sciaffusa.
Una pratica dolorosa
Per la produzione di foie gras, hanno sostenuto, gli esemplari maschi giovani di oche e anatre vengono ingozzati di cibo più volte al giorno mediante tubi di metallo fino a quando il loro fegato si gonfia patologicamente fino a dieci volte la dimensione normale (fino a 700 grammi, invece dei 70-80 grammi abituali per questi animali).
Non solo questo fegato abnorme provoca dolore e impedisce la respirazione, ma a volte si lacera. Insomma, una vera tortura per queste bestie, una pratica dolorosa ormai certificata anche dalla scienza.
Incompatibile con gli obblighi commerciali
A nome della commissione, Benedickt Würth (Centro/SG) e il consigliere federale Alain Berset, seppur non negando il dolore inflitto agli animali dall'alimentazione forzata, hanno replicato che un divieto come quello voluto dalla mozione non sarebbe compatibile con gli obblighi commerciali internazionali della Svizzera e, molto probabilmente, provocherebbe una reazione della Francia – dove il consumo di foie gras fa ormai parte della tradizione culinaria locale – e, di riflesso, dell'UE.
Würth ha anche detto di temere, facendo riferimento alla Romandia e alle preoccupazioni espresse da ristoratori e commercianti, un aumento del turismo degli acquisti nella vicina Francia.
Sia Berset che Würth hanno quindi invitato il plenum ad optare per la versione modificata della mozione, così come stabilito dalla commissione preparatoria: no insomma a un divieto puro e semplice, e «sì» invece all'introduzione di una dichiarazione obbligatoria sul metodo di produzione. A
l momento di decidere, la versione modificata della mozione l'ha spuntata sul testo originale del Nazionale grazie al voto decisivo della presidente Brigitte Häberli-Koller (Centro/TG): ora la palla ritorna al Consiglio nazionale che dovrà decidere se accontentarsi di una dichiarazione obbligatoria al posto di un divieto d'importazione puro e semplice.