Banche e aziende svizzere che vengono sanzionate all'estero potranno in taluni casi dedurre le multe dalle imposte.
Il Consiglio nazionale si è allineato oggi – con 108 voti contro 86 – a una proposta in tal senso degli Stati, eliminando l'ultima divergenza che ancora opponeva le due Camere. Il dossier è pronto per le votazioni finali.
Rispetto al progetto del Consiglio federale, la versione uscita dal Parlamento prevede che le multe pronunciate da un'autorità estera possano essere detratte fiscalmente se le sanzioni sono contrarie all'ordine pubblico svizzero (ad esempio se la società elvetica coinvolta non ha avuto il diritto di essere ascoltata) o «se il contribuente dimostra in modo credibile di aver intrapreso tutto quanto si poteva ragionevolmente pretendere per conformarsi alla legge» (principio della buona fede), hanno sottolineato oggi Leo Müller (PPD/LU) e Christian Lüscher (PPD/SO) a nome della maggioranza.
La sinistra, per bocca di Prisca Bieri-Heimo (PS/LU), ha tentato invano di convincere il plenum a ritornare alla prima decisione degli Stati, secondo la quale nessuna multa di carattere penale pronunciata all'estero sia deducibile fiscalmente. Anche il ministro delle finanze Ueli Maurer difendeva questa posizione. «Le eccezioni proposte rischiano di rendere il testo difficilmente applicabile a livello dei cantoni e delle autorità fiscali», ha sottolineato invano il consigliere federale durante i dibattiti in Parlamento.
Sentenza del TF
La volontà di legiferare in questo ambito si è imposta dopo la crisi dei «subprime» nel 2008. Diverse banche elvetiche, pizzicate dalla giustizia americana, avevano dovuto pagare multe considerevoli. Stando a questi istituti, tali sanzioni erano assimilabili ad attacchi economici e potevano pertanto essere dedotte dalle imposte.
Ma il Tribunale federale è stato di tutt'altro avviso. In una sentenza del 2016, la suprema corte ha deciso che le multe e altre sanzioni finanziarie di natura penale pronunciate contro persone giuridiche non sono deducibili dalle imposte. Lo stesso anno il Governo ha sottoposto il suo progetto al Parlamento.
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