50 anni di suffragio femminile Diritti delle donne: la lotta continua...

Di Anna Kappeler

7.2.2021

Il suffragio femminile venne accettato 50 anni fa. In termini storici non è trascorso molto tempo. E la strada verso l’equiparazione dei diritti è ancora lunga. Retrospettiva e prospettive.

La lotta è stata lunga. Segnata da battute d’arresto. La richiesta? Niente di pretenzioso, semplicemente l’uguaglianza. Uguali diritti politici per le donne e per gli uomini. Un’ovvietà secondo la mentalità attuale.

Ciononostante, in Svizzera si votò 16 volte per il diritto di voto e di eleggibilità delle donne prima di arrivare a un «Sì» anche a livello nazionale. Ciò accadde il 7 febbraio 1971 e la Svizzera fu quindi uno degli ultimi paesi a smettere di negare alla metà della popolazione il suo diritto di affermazione.

Cominciamo quindi con le dichiarazioni di tre donne con diverse storie di vita e diverse opinioni politiche, ma unite nella lotta per una maggiore equiparazione dei diritti.

«Avevo 25 anni quando il diritto di voto alle donne fu finalmente introdotto a livello nazionale. I miei tre fratelli potevano votare, io e mia sorella invece no. Mi sembrava una situazione assurda»

Ecco come Elisabeth Joris ricorda quella memorabile giornata. È una storica di Zurigo il cui principale argomento di ricerca è la condizione femminile e di genere nella Svizzera del 19° e 20° secolo.

«L’anniversario del suffragio femminile è un motivo di gioia, non festeggiamo altro che 50 anni di democrazia. Ma rispetto ad altri paesi c’è ancora tanto da fare»

Questo è ciò che afferma Kathrin Bertschy, co-Presidente di Alliance F e Consigliera nazionale (PVL/BE). Alliance F è un’associazione apartitica e la voce politica delle donne in Svizzera.

«Noi donne abbiamo bisogno di molta perseveranza per raggiungere l’uguaglianza. Non mi vanto di essere una femminista. Devo esserlo e basta. Se voglio cambiare le cose, non ho altra scelta»

Questa è la posizione di Christine Bühler, ex presidente della Bäuerinnen- und Landfrauenverband, l’associazione delle donne in agricoltura che, sotto la sua presidenza, ha partecipato allo sciopero delle donne del 2011. Con tanto di urla gratis.

Quando le donne venivano chiamate «virago»

Torniamo indietro di 50 anni. All’epoca, le donne che si impegnavano per partecipare alla politica dovevano affrontare una situazione difficile. Nel 1969/70 la storica Elisabeth Joris lavorava come insegnante di scuola secondaria a Visp. Il Canton Vallese introdusse il diritto di voto femminile cantonale nel 1970, quindi un anno prima della Confederazione. Tuttavia l’Alto Vallese era stato «veementemente contrario al suffragio femminile - e precisamente sia gli uomini che le donne» fino a poco prima del 1970.

«Attraverso i social media osservo che le giovani donne di oggi sono nuovamente sotto pressione per adattarsi a un ideale conformista di bellezza», dice Elisabeth Joris. È una storica di Zurigo il cui principale argomento di ricerca è la condizione femminile e di genere nella Svizzera del 19° e 20° secolo.
«Attraverso i social media osservo che le giovani donne di oggi sono nuovamente sotto pressione per adattarsi a un ideale conformista di bellezza», dice Elisabeth Joris. È una storica di Zurigo il cui principale argomento di ricerca è la condizione femminile e di genere nella Svizzera del 19° e 20° secolo.
Olivia Sasse

Joris ricorda: «Mia madre era membro della Staka, l’Associazione civica delle donne svizzere cattoliche. Era una forte sostenitrice del suffragio femminile. E quindi esposta a una forte opposizione». Allora nell’Alto Vallese le donne della Staka erano considerate «un po’ strane» e alcune erano appellate spregiativamente «virago».

Manifesti provocatori
Keystone

Ritratto del 1959 della giurista, giornalista e sostenitrice svizzera dei diritti delle donne Iris von Roten. Il suo libro «Frauen im Laufgitter» (1958) fornì spunti di riflessione.

L’argomento polarizzava anche la famiglia di Joris: «Mio zio, il fratello di mia madre, era un estremo oppositore del voto femminile, il che portava ad accese discussioni. Ricordo che mi criticava perché ero a favore del diritto di voto».

Ai ricordi d’infanzia di Joris appartengono «naturalmente anche i coniugi von Roten» poiché è cresciuta accanto al loro studio legale. Dopo la sua pubblicazione nel 1958, il libro di Iris von Roten «Frauen im Laufgitter» era anche stato esposto nel chiosco. Aveva suscitato una forte attenzione, ma era stato più fonte di derisione che di discussione. Joris: «Peter von Roten non venne rieletto come consigliere nazionale, era considerato un “servo delle donne”».

«Non si tratta di destra o sinistra, ma di principio»

Tempi passati? Purtroppo no, dice l’ex Presidente delle contadine Christine Bühler. «Per le contadine l’equiparazione dei diritti non esiste neanche 50 anni dopo l’introduzione del suffragio femminile. Se le contadine non si attivano, non avranno alcuna previdenza sociale per la vecchiaia». E quindi nessuna retribuzione. Questo non va bene. «Ecco perché l’adesione della Schweizerische Bäuerinnen- und Landfrauenverband allo sciopero delle donne nel 2011 suscitò un grande clamore. Evidentemente le contadine non possono solidarizzare con le donne di sinistra». Per Bühler è incomprensibile: «Non si tratta di destra o sinistra, si tratta di principio».

Per questa donna, madre di tre figli, si aggiunge un’ulteriore fonte di contrarietà: «La legge non prevede ancora per noi contadine un congedo di maternità. E questo nonostante l’anno scorso sia stato finalmente approvato il congedo di paternità». Una contadina deve difendersi attivamente per ricevere l’indennità di maternità. «Per ricevere il denaro, deve registrarsi come co-gestore o come dipendente di suo marito» afferma Bühler. «E, in entrambi i casi, è richiesta la firma del coniuge che attesti il suo consenso».

«Per le contadine l’equiparazione dei diritti non esiste neanche 50 anni dopo l’introduzione del suffragio femminile. Se le contadine non si attivano, non avranno alcuna previdenza sociale per la vecchiaia», dice l’ex Presidente delle contadine Christine Bühler.
«Per le contadine l’equiparazione dei diritti non esiste neanche 50 anni dopo l’introduzione del suffragio femminile. Se le contadine non si attivano, non avranno alcuna previdenza sociale per la vecchiaia», dice l’ex Presidente delle contadine Christine Bühler.
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L’equiparazione dei diritti è «una lotta continua» per Bühler. «Sono stata la prima Vicepresidente nell’Associazione dei contadini. Sì, c’erano commenti di tanto in tanto», dice. «Specialmente fra gli agricoltori è ampiamente diffusa l’opinione che qualcosa sia buono semplicemente perché si è sempre fatto così». Ma secondo lei: «Anche il progresso può essere buono, talvolta anche di gran lunga migliore».

«Figli o carriera? Spesso una donna deve scegliere»

Dopotutto dice Bühler: «Per le donne senza figli molto è stato fatto e migliorato». Oggi una donna può avere la stessa istruzione di un uomo e anche fare carriera come un uomo. Anche nell’ambito della parità di retribuzione si sta andando «a piccolissimi passi» nella giusta direzione. «Ma», dice Bühler: «Non appena una donna fa un figlio, viene scartata. Anche oggi la maggior parte delle donne deve scegliere tra la carriera e i figli. Non può essere. Dopotutto un padre può avere entrambi».

Richiesta: conciliare meglio professione e famiglia

Conciliare meglio professione e famiglia è importante anche per la consigliera nazionale Bertschy di Alliance F. Oggi c’è ancora molto da fare. «Molte leggi e condizioni quadro incentivano le coppie a “scegliere” il modello di organizzazione familiare del dopoguerra incentrato sul capofamiglia», dice Bertschy. Tuttavia questo non avviene per libera scelta, ma perché un’attività lavorativa per il più basso fra i due redditi non è conveniente. E nella stragrande maggioranza dei casi si tratta ancora di quello delle donne.

«Molte leggi e condizioni quadro incentivano le coppie a “scegliere” il modello di organizzazione familiare del dopoguerra incentrato sul capofamiglia», afferma la consigliera nazionale Bertschy (PVL/BE), Co-Presidente di von Alliance F.
«Molte leggi e condizioni quadro incentivano le coppie a “scegliere” il modello di organizzazione familiare del dopoguerra incentrato sul capofamiglia», afferma la consigliera nazionale Bertschy (PVL/BE), Co-Presidente di von Alliance F.
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Concretamente, Bertschy chiede miglioramenti alla legge fiscale - parola chiave tassazione individuale - alla previdenza per la vecchiaia e al magro finanziamento della custodia dei bambini complementare alla famiglia. Anche la storica Joris afferma: «non capisco proprio perché non venga finalmente migliorata la possibilità di conciliare lavoro e famiglia». «Perché questo è ancora considerato esclusivamente un problema delle donne? Come se gli uomini non fossero anche padri».

«L’equiparazione è una lotta. E noi continuiamo a combattere».

Questo ci porta alla domanda sul perché l’equiparazione dei diritti in Svizzera proceda così lentamente. Al riguardo la consigliera federale Simonetta Sommaruga afferma: «Naturalmente per me è difficile credere (...) che fino a 50 anni fa la Svizzera non fosse in realtà una democrazia», ha affermato Sommaruga su «Annabelle». «Questo è uno dei motivi per cui ancora oggi nel nostro paese registriamo gravi carenze nell’equiparazione».

«Naturalmente per me è difficile credere (...) che fino a 50 anni fa la Svizzera non fosse in realtà una democrazia»: Consigliera federale Simonetta Sommaruga.
«Naturalmente per me è difficile credere (...) che fino a 50 anni fa la Svizzera non fosse in realtà una democrazia»: Consigliera federale Simonetta Sommaruga.
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Sommaruga vuole sfruttare l’anniversario per «fare un ulteriore grande passo avanti - insieme agli uomini» nella politica dell’equiparazione. La percentuale di donne nelle circa 250 società quotate in Borsa in Svizzera era uno dei suoi temi centrali in veste di Ministro della giustizia. Tuttavia, poiché le aziende senza quota non vengono sanzionate, la legge è ritenuta inefficace.

«Che la maggioranza debba ancora lottare così per non essere discriminata è, diciamolo, molto strano» continua Sommaruga. «L’equiparazione è una lotta. È sempre stata una lotta. E noi continuiamo a combattere».

La percentuale di donne in politica sta aumentando - lentamente

A livello federale questa lotta comincia a dare i suoi frutti: la percentuale di donne in politica è in aumento. Dopo le «elezioni delle donne 2019», il 42% del Consiglio nazionale e il 26% del Consiglio degli Stati sono costituiti da donne. Per fare un confronto: nel 2015, secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica (UST), erano rispettivamente solo il 32 e il 15 per cento.

Dai dati dell’UST risulta anche che: il 50,4% delle persone che vivono in Svizzera sono donne - quindi più della metà. Inoltre il 57% di tutti gli esami di maturità viene sostenuto da donne, così come il 53% delle lauree e il 51% dei master.

L’obiettivo di Alliance F è l’equa rappresentanza di donne e uomini. Realisticamente: c’è ancora molta strada da fare.

Le «elezioni delle donne 2019» hanno portato a risultati?

Questa elevata percentuale di donne in politica ha già avuto qualche effetto? A parte il fatto che, oltre all’FC Nationalrat (la squadra di calcio del Consiglio Nazionale) esclusivamente maschile, dall’autunno c’è finalmente anche una squadra di calcio femminile, la FC Helvetia.

La storica Joris è critica. «Penso che, ad oggi, definire le elezioni federali del 2019 le "elezioni storiche delle donne" sia un po’ esagerato. Quanto meno non si è ancora tradotto in un potere femminile percepibile». Naturalmente la pandemia di Covid non aiuta le donne a unirsi. «Indipendentemente da ciò, troppe donne in politica ancora oggi si dimostrano più fedeli alla linea di partito anche per quanto riguarda le questioni femminili».

«Le elezioni delle donne hanno dato risultati» afferma invece la co-Presidente di Alliance F, Bertschy. Secondo lei, il Consiglio nazionale e il Consiglio degli Stati hanno aggiunto richieste molto importanti al programma legislativo del Consiglio federale. «Quest'ultimo è stato obbligato a presentare in questa legislatura un messaggio sull’introduzione della tassazione individuale. Così come un messaggio su come si possa facilitare la conciliazione tra professione e famiglia in collaborazione con i Cantoni».

Inoltre è in atto un piano d’azione per l’attuazione della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne. E la revisione del diritto penale sessuale è imminente. «Queste sono le basi lungo la strada verso l’equiparazione», dice Bertschy.

L’eredità delle nonne ha perso la sua forza esplosiva

«Sul tema dei diritti delle donne si stanno facendo progressi, anche se lentamente», afferma Joris stilando un bilancio. Ma nonostante questo: ancora oggi le donne in media vanno alle urne e votano meno degli uomini. A ciò si aggiunge che, per le giovani donne di oggi, il fatto di "poter finalmente anche votare" ha perso la sua forza esplosiva. «Il fatto che noi donne possiamo dire la nostra opinione, per me oggi è scontato», dice ad esempio Sarah Bünter, Presidente di Junge Mitte Schweiz, a Blick TV. «Mi colpisce però come la generazione di mia nonna abbia dovuto lottare».

All'epoca una giovane insegnante di scuola secondaria venne a sapere che il suo collega maschio, coetaneo e con la stessa qualifica, guadagnava molto più di lei. «È stato allora che mi sono resa conto della situazione», dice Elisabeth Joris. E aggiunge: «Oggi - e quindi 50 anni dopo - la parità retributiva è ancora oggetto di discussione. Purtroppo. Questo è un problema».

Joris ha sempre combattuto anche contro il fatto che le donne debbano seguire rigide regole in merito al loro aspetto. «Attraverso i social media osservo che le giovani donne di oggi sono nuovamente sotto pressione per adattarsi a un ideale conformista di bellezza». Il monopolio del potere dei giovani uomini contro le giovani donne sta di nuovo aumentando.

Joris tace per un momento e poi chiede: «E perché le scienziate o le donne in politica - persone che si espongono - sono ancora così spesso bersaglio di sessismo e odio?»

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