EpidemiaL'effetto dell'app SwissCovid non è ancora quantificabile
ATS
16.7.2020 - 18:54
La reale efficacia dell'applicazione SwissCovid rimane per ora avvolta nel mistero. L'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) non è in grado di sapere quanti utenti sono stati allertati dell'avvenuto contatto con una persona infettata dal coronavirus.
La mancanza di tale dato si deve al fatto che le persone avvisate del potenziale contagio non hanno, come invece sperato, consultato l'apposita linea informativa, ma si sono sottoposte direttamente al test. La spiegazione è stata fornita oggi durante un incontro con i media da Sang-Il Kim, capo della divisione Trasformazione digitale presso l'UFSP.
Si ignora anche di preciso quanti cittadini abbiano optato per il tampone dopo aver ricevuto un'allerta. Secondo un portavoce dell'UFSP, almeno 85 persone hanno contattato la hotline, mentre più di 135 persone infette hanno inserito il loro codice personale nel sistema dopo essere state avvisate, in modo da notificare il possibile rischio per la salute agli altri utilizzatori dell'app con i quali erano entrati in contatto.
In 946'000 fanno uso dell'app, ma i download sono 1,85 mio
Le ultime cifre indicano che 946'000 svizzeri fanno uso dell'app, ma i download sono stati 1,85 milioni. Questa notevole discrepanza è dovuta a vari motivi. Per esempio, alcuni utenti non hanno terminato l'installazione, altri invece possono aver messo il loro cellulare in modalità aereo.
Facendo un paragone con l'estero, essere arrivati a quasi due milioni di download «non è così male», ha detto Kim. L'obiettivo comunque rimane quello di guadagnare rapidamente altri utilizzatori. Una mano arriverà dagli operatori telefonici, che tramite un SMS inviteranno a scaricare SwissCovid, e dalla Posta, i cui clienti, in una fase di prova, riceveranno aiuto allo sportello in caso di domande sull'applicazione.
Kim comunque non si nasconde: la strada da fare è molta e questo strumento, lanciato a fine giugno, ci terrà compagnia ancora per parecchio tempo. «Parliamo di settimane o mesi», mette in guardia l'esperto della Confederazione.