Intervista al nuovo Mr. CoronaStefan Kuster: «La situazione attuale mi preoccupa»
Di Jennifer Furer
21.8.2020
Stefan Kuster è stato investito da una pioggia di critiche in seguito ad una serie di errori commessi dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). Ora si pronuncia, per la prima volta in un’intervista, a proposito dell’ultima falsa notizia e svela le sue opinioni sulla situazione attuale.
Signor Kuster, cosa pensa della situazione attuale?
Sono preoccupato. I casi di contagio continuano a essere in lieve aumento e non sappiamo come si evolveranno i numeri. Inoltre, è importante tenere presente che la maggior parte dei contagi continua ad avvenire non all’estero, bensì in Svizzera.
Qual è la situazione di coloro che rientrano dalle vacanze?
Per quanto riguarda queste persone, sono state attuate le misure necessarie, ossia l’individuazione dei Paesi a rischio e le misure di quarantena a livello di Confederazione e dei singoli cantoni. È molto importante sottoporsi davvero alla quarantena dopo il rientro da un Paese a rischio. Può non essere sempre piacevole, ma è un gesto di solidarietà.
I numeri attuali sono troppo elevati?
Nelle ultime settimane, il numero dei nuovi contagi è aumentato continuamente. Osserviamo questa tendenza con una certa preoccupazione. La situazione, tuttavia, non è uguale in tutti i cantoni e le regioni. Esistono focolai d’infezione locali.
Vale a dire?
Quando si verificano tali situazioni, spetta ai Cantoni adottare le misure appropriate. Si tratta di tenere sotto controllo la situazione, in modo da interrompere le catene dei contagi e impedire che si estendano ad altre regioni. Siamo in stretto contatto con i cantoni e ci confrontiamo regolarmente.
In previsione dell’autunno e dell’inverno, i numeri dei casi in aumento possono risultare allarmanti. Non bisognerebbe intervenire subito per ridurli ora?
Dalla fine della situazione straordinaria, l’autorità di adottare misure spetta ai cantoni, con cui promuoviamo un confronto. Non possiamo sapere quanti casi avremo tra due settimane o un mese. I cantoni adottano decisioni e misure sulla base di una situazione concreta o che si delinea come tale. Proprio per questo, è importante che siano in grado di attuare correttamente il contact tracing e che i medici compilino e inoltrino i moduli di segnalazione. Solo così la Confederazione e i singoli cantoni potranno ottenere un’immagine chiara della situazione.
L’UFSP è stato criticato in relazione ai moduli di segnalazione del Covid-19. Sono già stati commessi molti errori. Il più recente riguarda un trentenne dichiarato morto, nonostante si trovasse semplicemente in isolamento. Cosa può dirci in proposito?
Tutti possono commettere errori. Per quanto concerne i moduli, è molto importante che i medici li compilino realmente, così come è loro dovere, ovviamente, compilarli correttamente. Solo così possiamo recepirli senza errori nel nostro sistema.
L’UFSP sta adottando delle misure?
Già da un po’ di tempo sono in corso progetti per migliorare ulteriormente il sistema di segnalazione e il database. I cantoni dispongono di banche dati, i cosiddetti tool, che vengono valutate dall’UFSP che sta, inoltre, lavorando alla realizzazione di una banca dati nazionale, in cui sia possibile archiviare i dati provenienti dai cantoni partecipanti. La Confederazione è pronta; al momento i cantoni stanno adeguando i propri sistemi.
L’UFSP è ancora attendibile dopo gli errori sfuggiti al suo controllo?
Penso che l’UFSP abbia preservato la propria attendibilità. Gli errori possono verificarsi, soprattutto nel contesto di questa sfida nuova e inconsueta. Questa situazione rappresenta una novità non solo per l’UFSP, bensì per tutti gli attori coinvolti. Tuttavia, occorre anche tener presente che la nostra percentuale di errore è estremamente ridotta se si considerano tutti i mesi finora trascorsi nel loro complesso. Inoltre, gli sbagli commessi non hanno avuto ripercussioni epidemiologiche di nessun tipo. È necessario accettare che, in una situazione del genere, gli errori possano e potranno verificarsi anche in futuro. Ciò che conta è come li si gestisce e quale lezione se ne trae. Noi ne abbiamo tratto lezioni organizzative, che ora applichiamo concretamente.
Attualmente, i cantoni sono responsabili dell’adozione di ulteriori misure di contenimento del virus. Il loro impegno è sufficiente?
Sì, i cantoni stanno facendo un buon lavoro. Al momento, si impegnano a fondo in vista dell’inizio dell’anno scolastico, ma anche in relazione al contact tracing e all’attuazione delle misure di quarantena. Sinora non hanno superato i propri confini anche con il contact tracing.
Qual è il ruolo attualmente svolto dalla Confederazione?
La Confederazione può continuare a emanare misure valide a livello nazionale dopo aver consultato i cantoni finché la situazione lo richiede, come è accaduto, ad esempio, in relazione all’obbligo di indossare la mascherina sui mezzi pubblici. Tuttavia, è importante soprattutto la funzione di coordinamento della Confederazione al fine di sostenere le misure adottate dai singoli cantoni. Inoltre, la Confederazione emana raccomandazioni relative alle misure dei cantoni e direttamente al comportamento della popolazione.
«Al momento siamo fiduciosi che, in questo modo, i grandi eventi torneranno a essere possibili»
Il Consiglio federale ha recentemente abolito il limite di mille persone per i grandi eventi. Molti cantoni si sono dichiarati contrari a questa misura.
La decisione del Consiglio federale è comprensibile. Esistono grandi eventi con oltre mille persone che presentano tutt'al più un rischio epidemiologico minimo. In queste occasioni, è possibile rispettare adeguatamente regole quali la distanza, l’igiene e, se necessario, quella di indossare la mascherina. Al contrario, ciò può risultare difficile per altri eventi. In mezzo, vi sono anche molte manifestazioni dove è possibile ridurre drasticamente il rischio mediante piani di protezione ben congegnati, come quelli già messi a punto da diverse associazioni, ad esempio quelle sportive.
Quindi i grandi eventi torneranno presto a far parte della nostra quotidianità?
Al momento siamo fiduciosi che, in questo modo, le grandi manifestazioni torneranno a essere possibili. Ovviamente, non sappiamo ancora come si presenterà la situazione epidemiologica tra un paio di settimane e se dovremo eventualmente adattare le nostre previsioni.
Quindi potrebbe anche essere annunciata una nuova situazione straordinaria?
Attualmente non è in programma. I cantoni conoscono la situazione locale e stanno facendo un buon lavoro. Ovviamente, occorre continuare a osservare la situazione epidemiologica.
Quanto ritiene importanti i test al momento?
Naturalmente, effettuare i test è estremamente importante al fine di individuare e interrompere tempestivamente le catene dei contagi e affinché la Confederazione e i cantoni possano ottenere una panoramica della situazione, adottare decisioni e agire. Solo così è possibile contenere la diffusione del virus. Rispetto ad altri Paesi europei, i test funzionano molto bene in Svizzera e questo ci fa piacere.
Occorre sottolineare che, nella situazione attuale, i medici di base sono oberati di lavoro e rifiutano di assistere coloro che desiderano sottoporsi al test. Sono necessarie misure in questo senso?
È importante sottoporsi al test anche in presenza di sintomi lievi. Capisco che non tutti i medici di base possano o vogliano effettuare il test. Tuttavia, possono sempre consigliare ai pazienti di rivolgersi a un apposito centro cantonale, ad esempio un ospedale.
L’intervista è stata realizzata per iscritto su domanda dell’Ufficio federale della sanità pubblica.